La città da bere ora è Milano Dry Gin con una serie di etichette nate entro la cerchia dei Navigli: dal Botanical Club a Giass, da Tom a F205

La Milano da bere degli anni 80 si è trasformata nella Milano Dry Gin con una serie di etichette che hanno visto la luce entro la cerchia dei Navigli: dallo Spleen et Idéal del Botanical Club al Giass, da Tom a F205.

I primi a trasformare la città da bere in capitale del distillare sono stati i membri del Botanical Club. Aperto nel 2015, il locale di via Pastrengo è il primo cocktail bar con bistrot costruito attorno a una microdistilleria di gin. Botaniche sono infatti le miscele di erbe e spezie, bacche e radici, piante e frutti usate per il distillato a base di bacche di ginepro.

Negli anni il club dei botanici è andato via via aumentando talmente che al locale di via Pastrengo (zona Isola) si è aggiunta una nuova sede in via Tortona (zona Navigli). E per stare dietro alle richieste e ai numeri crescenti la produzione si è spostata in Umbria, mentre a a Milano si mettono a punto le limited editions.

L’amore dei milanesi per il G&T è in crescita continua negli anni ed è ampiamente ricambiato. Tanto che leggere Milano al posto del classico London Dry Gin non stupisce più. Come ha fatto nella città post Expo, quand’è stato lanciato Giass, in dialetto milanese ghiaccio.

Tom, sigla che sta per Touch of Milano è un omaggio allo spirito della città. Una dichiarazione d’amore di una coppia di pubblicitari meneghini, Caterina Rossi Puri e Giordano Conca. Distillato realizzato solo con alcolato di ginepro senza aggiunte di alcol né zuccheri e con nove botaniche tipiche della Lombardia: ginepro, cardo mariano, camomilla selvatica, fiori di sambuco, salvia, tarassaco, scorza di arancia.

Anche F205 è un gin milanese doc e l’ha scritto a chiare lettere. Chiare a chi, come lui, è nato all’ombra della Madonnina e quella sigla l’ha scritta nel codice fiscale. Come il fondatore Filippo Santagostino, orgogliosamente meneghino da quattro generazioni. Cresciuto tra gli spirits grazie al padre Marco, per anni in Pernod Ricard, ha distillato un omaggio alla propria città.