Divorati dal digitale? Il mercato dell’arte inizia a considerare internet come uno degli strumenti con cui raggiungere i collezionisti (stranieri).
Ma non il solo a cui affidarsi, perché alcuni oggetti «vanno ancora visti dal vivo». Come conferma Marco Voena. Il gallerista milanese (Robilant+Voena hanno sede a Milano, Londra, Parigi e New York ) e mercante d’arte non perde una fiera, ma racconta che la pandemia l’ha condizionato.
«Per vendere quadri, oggi, bisogna impacchettarli e mandarli in visione agli interessati, spesso musei o istituzioni: solo così ci si rende conto della qualità dell’opera».
![](https://gentleman.it/wp-content/uploads/2021/04/gentleman-magazine-italia-lifestyle-arte-voena-683x1024.jpg)
«Senza fiere come Tefaf o Art Basel (entrambe rinviate a settembre, ndr) è difficile. I collezionisti amano comprare lì perché rivivono la stessa adrenalina che si respira durante un’asta», racconta Voena.
![](https://gentleman.it/wp-content/uploads/2021/04/gentlleman-magazine-italia-lifestyle-arte-aste-wannenes-fontana-1024x1024.jpg)
Discorso differente per i gioielli, dove le foto hanno almeno un frame in cui sono indossati e i compratori internazionali rinunciano a vederli dal vero se i pezzi sono firmati.
È il caso di Wannenes che ha venduto, lo scorso dicembre, a un’asta online, un bracciale di Lucio Fontana per 165mila euro. «Il compratore non lo aveva visto… è successa la stessa cosa anche per una collana di perle naturali», racconta Guido Wannenes, ceo dell’omonima casa d’aste.
«Investiamo molto nella comunicazione digital e a pensare a come velocizzare le consegne: chi compra via web è, infatti, abituato alle tempistiche di Amazon».
![](https://gentleman.it/wp-content/uploads/2021/04/511_orologi_pa.jpg)
I dipartimenti che totalizzano di più online sono il luxury, vini, gioielli, orologi, oggetti che col digitale vanno d’accordo, e, naturalmente l’arte moderna e contemporanea.
«L’arte del XX e XXI è un dipartimento di punta, insieme all’antico e i gioielli», anticipano Rossella Novarini e il marito Stefano Redaelli, ceo e presidente della casa d’aste Il Ponte, che hanno investito sul marketing digitale, ma battono solo in sala escludendo, per ora, le web only.
![](https://gentleman.it/wp-content/uploads/2021/04/gentleman-magazine-italia-lifestyle-aste-pandolfini.jpg)
Pietro De Bernardi della Pandolfini sottolinea un aspetto da non sottovalutare: «Le offerte delle aste online a tempo arrivano nelle ultime due ore dalla chiusura: tutti hanno paura del rilancio ed escono allo scoperto solo alla fine».
Pandolfini ha affrontato il digitale con riserva, salvo poi correggere il tiro e punta sull’online: «Abbiamo incrementato le aste web realizzando 1,2 milioni di euro».
![](https://gentleman.it/wp-content/uploads/2021/04/gentleman-magazine-italia-lifestyle-aste-cambi-design.jpg)
La casa d’aste Cambi ha intuito la portata del digitale: sul fatturato di 25,8 milioni di euro e un totale di 91 aste, ben 47 sono state a tempo e il 67% delle attività sono arrivate proprio dall’online. Il dipartimento di punta è stato il design, con 6,3 milioni di euro. «