La dolce vita di Slim Aarons

di Enrico Dal Buono

Fotografo ufficiale del jet-set degli anni 50-60, capace di raccontare un microcosmo glamour, a volte nostalgico, con un occhio unico, Slim Aarons è oggi celebrato in un libro che raccoglie i suoi scatti più iconici

gentleman protagonisti slim aaronsMolti fotoreporter di guerra spiegano che il loro talento consiste, ancora prima che nella capacità di scattare una buona foto, nella capacità di trovarsi in un contesto precluso alla maggior parte delle persone. Il che significa avere coraggio, certo, ma anche intuito e relazioni. Vista così, la distanza che separa gli esordi professionali di Slim Aarons, confinati negli orrori bellici, e la sua carriera successiva, immersa negli splendori occidentali, non pare più così immensa. Per ritrarre i ricchi e famosi nel loro habitat bisogna accomodarcisi, in quell’habitat.

Fotografare il benessere

Il gallerista londinese Michael Hoppen, citato nell’introduzione di Shawn Waldron al libro Slim Aarons: The Essential Collection by Slim Aarons (pubblicato da Abrams), che racconta con testi e immagini l’intera epopea del fotografo, ha dichiarato: «Slim era solito dire che lui aveva accesso a Camelot (…), Capiva per istinto che un tocco leggero e un sorriso gentile potevano aprire porte che altrimenti sarebbero rimaste chiuse». E Maria Cooper Janis, figlia di Gary Cooper, amico di Slim, scrive nella prefazione allo stesso libro: «Dove c’erano eleganza, ricchezza, celebrità e opulenza, tutti i protagonisti permettevano a Slim di ritrarli, perché sapevano che non avrebbe tirato loro nessun brutto scherzo».

gentleman protagonisti slim aaronsMa fotografare il benessere nel suo fulgore risulta paradossalmente ancora più complicato rispetto al fotografare la guerra. Se la sofferenza è purtroppo una condizione diffusa e più o meno perpetua dell’umanità, la felicità si mostra per un attimo e subito scompare, è impalpabile, difficile da immortalare quanto l’aria. È più semplice registrare un grido che un sussurro, più semplice rendere interessante la guerra che la tregua. Le favole, quando arrivano a «e vissero tutti felici e contenti», si fermano. Proprio perché il racconto della felicità rischia di essere infelicemente noioso quanto tutto ciò che è privo di movimento interiore, neutralizzato. Le opere di Aarons sfuggono a questo rischio, conservano la dinamicità che è propria di ogni gesto artistico. Osservandole è come se si percepisse che quella pace non è che un sogno sospeso sul baratro.

gentleman protagonisti slim aaronsNon dovrebbe, insomma, sorprendere che il fotografo in grado di raccontare meglio di ogni altro la bella vita di un secolo tragico quanto il ’900, un fotografo che ha tra l’altro contribuito a definire l’estetica di questo stesso giornale, abbia esordito come fotografo di guerra, documentando lo scontro tra nazifascisti e Alleati tra le rovine delle città europee e i deserti nordafricani. «Sentivo di meritare una vita più semplice e lussuosa come compensazione degli anni in cui ho dormito nel fango, mentre venivo bombardato e colpito da proiettili», ha detto Aarons dopo quest’esperienza.

Il dopoguerra

Così profonda da farlo diventare un altro: sarà solo dopo la Seconda Guerra mondiale che il fino ad allora George Allen Aarons diverrà Slim Aarons. Del resto, anche il mare è in apparenza superficiale, eppure sotto il pelo dell’acqua si apre l’abisso. Lo conferma, sempre nella prefazione a Slim Aaarons, Maria Cooper Janis: «Ho sempre avuto l’impressione che le splendide immagini che catturava, capaci di raccontare così chiaramente una storia, suggerissero anche un’altra storia, più personale, sotto la superficie». Ed ecco che certe frasi dello stesso fotografo non suonano più così superficiali. Dopo aver partecipato al più devastante conflitto della Storia, così si ripromise: «Non fotograferò più nessuna spiaggia che non abbia una bionda dentro».

gentleman protagonisti slim aaronsVivere una vita felice, al riparo del dolore, sapere apprezzare i piaceri giusti nel modo giusto, è difficilissimo. «Proprio perché il piacere è il nostro bene più importante e innato, noi non cerchiamo qualsiasi piacere», scriveva Epicuro. Dai tempi della sua filosofia pratica, rendere la propria vita perfetta, trasformarla in opera d’arte, ha sempre richiesto costanza e fatica. In pochi si allenano con la necessaria disciplina per arrivare ad apprezzare la bellezza dell’istante, inevitabilmente condannata alla caducità. Tuttavia, i soggetti delle foto di Aarons sembrano campioni di epicureismo. A chi gli chiedeva perché apparissero così felici, lui rispose: «Perché gli piaccio».

Lo sguardo

La verità è che era il suo sguardo a trasfigurare il mondo, era il suo sguardo che pretendeva la felicità. Perché era stato proprio Aarons ad allenarsi ad apprezzare l’istante. Era il suo stesso obiettivo che convinceva la luce a inondare le piscine e i castelli, i fiori e le palme, i broccati e gli arredi e i corpi dei ricchi di Hollywood e di Park Avenue, delle Alpi svizzere e di Monaco, di Marbella e di Capri. Era il suo sguardo ad accarezzare quei volti soddisfatti e atarassici, a creare felicità là dove, probabilmente, spesso non ce n’era nemmeno l’ombra. A distanza di decenni, Slim parlava ancora con grande riverenza dei suoi primi lavori a Hollywood e ricordava le lezioni apprese in quei giorni. Per esempio, Clarence Sinclair Bull, il fotografo capo della MGM, spiegò al giovane Slim: «Il glamour è essenziale; l’illusione deve essere mantenuta».

gentleman protagonisti slim aaronsLa fotografia ferma il tempo. Nel caso delle foto di Aarons, ferma un istante perfetto che forse, in quella perfezione, non è mai esistito. E però, fuori da lì, il tempo continua a scorrere, inesausto, e i corpi a corrompersi. Come si legge di nuovo nel libro: «Slim ha documentato una bolla di civiltà, un mondo sempre più caotico (…). Il pranzo informale a bordo piscina organizzato rapidamente e ospitato dall’amica di Slim, Nelda Linsk, è diventato un simbolo dello stile e del lusso della metà del secolo». La piscina ricorda il mare, del mare imita il colore, del mare conserva la sostanza. Eppure è un mare addomesticato. La sua motilità permane, ma è domata. Tanto quanto, nelle foto di Slim, è domato l’infuriare del tempo. Il suo talento era quello di ritrarre l’occhio del ciclone.

gentleman editoraile aprile 24

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