Youssef Nabil: un sogno chiamato cinema

di Roberta Olcese

Da bambino, dopo la scuola, si chiudeva in casa al Cairo e passava i pomeriggi a riguardare vecchi film. Tra le pellicole tormentone c’erano i capolavori di Federico Fellini. Le sette meraviglie di Youssef Nabil.

L’artista egiziano Youssef Nabil.

Oggi, Yussef Nabil, a 48 anni, abita tra Parigi e New York, la sua vita d’artista è decisamente glamour: ha ritratto Gilbert & George, ma anche Catherine Deneuve, Charlotte Rampling e Marina Abramovic, con una garza nera sui capelli. Eppure, nei suoi scatti dipinti a mano è rimasto quel gusto retrò, la malinconia che rimanda ai manifesti del cinematografo. Nelle sue opere ci sono gli anni 50, con i cowboy a cavallo e le pin-up come succedeva nei set di Cinecittà e, oggi, a Bollywood. Il digitale era un’utopia. Gentleman l’ha incontrato e ha scoperto le Sette Meraviglie di Yussef Nabil.

Marina Abramovic ritratta da Youssef Nabil.

1. Mia madre. È stata la prima persona a incoraggiarmi, anche quando sono stato rifiutato da tutte le scuole d’arte al Cairo. Associo mia madre all’idea di forza, amore e sacrificio. È sopravvissuta tre volte al cancro, e ha cresciuto me e i miei fratelli da sola senza mio padre. Quando penso a lei mi vengono in mente le tante donne in giro per il mondo che hanno condiviso la stessa storia, donne che hanno combattuto per i loro diritti e l’eguaglianza. E, nel mio lavoro, cerco sempre di trasmettere questo spitiro combattivo.

Frida Kahlo.

2. I dipinti di Frida Kahlo. Ho scoperto Frida Kahlo nel marzo del 1993, durante la mia prima visita a New York. Mi sono sentito subito attratto da lei e dal suo lavoro. L’idea di trasformare il proprio dolore in arte, realizzando solo autoritratti con soggetti molto personali, è stato qualcosa che non avevo mai visto prima, che ha cambiato il mio modo di concepire l’idea stessa dell’arte.

3. I film di Federico Fellini. Un artista raro, un regista unico che è riuscito come nessuno mai a introdurre nuovi linguaggi visivi nel cinema. Era davvero magico: non solo sapeva come raccontare una storia, ma anche come farti sognare. E la nave va, Satyricon, Giulietta degli Spiriti, Amarcord e Le notti di Cabiria sono tra i miei film preferiti. Non posso pensarlo senza ricordare Giulietta Masina, la sua musa, oltre che sua moglie: insieme hanno condiviso la vita e sono morti a pochi mesi di distanza.

New York, uno dei luoghi preferiti dall’artista. Ph. Michael Discenza @unsplash

4. La Grande Mela. Negli anni 80, teenager al Cairo, pensavo continuamente che un giorno avrei vissuto a New York, città per me connessa al mondo dell’arte. Leggevo dei grandi artisti dell’epoca, da Andy Warhol a Keith Haring e Jean-Michel Basquiat… E, nel 2006, ho realizzato il mio sogno di ragazzino, trasferendomi nella Grande Mela. Ho uno studio lì, e uno a Parigi. Mi piace la combinazione delle due città: da una parte l’energia di New York, dall’altra il romanticismo di Parigi.

5. La Primavera di Botticelli. È stato il primo quadro che ho visto nella mia vita. I miei genitori avevano comprato un poster gigante e l’avevavano appeso nella mia camera: erano gli anni 70, ero davvero piccolo (Youssef Nabil è, infatti, nato nel 1971). Inizialmente non ero entusiasta: non sapevo che cosa rappresentasse, né chi fosse l’autore. Era l’ultima cosa che vedevo prima di addormentarmi e la prima appena sveglio. Quando ho potuto, ho tolto il poster, ma qualcosa mi era rimasto dentro. Così, ho iniziato a documentarmi e, nel 2009, ho scritto una lettera al Museo degli Uffizi di Firenze per chiedere di poter fare un autoritratto con il dipinto originale. Hanno accettato e ho scattato il mio autoritratto con Botticelli.

Tra le Sette Meraviglie, il Mar Mediterraneo. Ph. Yassine Khafall @unsplash

6. Il Mar Mediterraneo. Per me è sinonimo di libertà. Da giovane, passavo le ore seduto sulla spiaggia ad Alessandria (in Egitto, dove l’artista è nato, ndr) pensando che solo l’acqua mi divideva dall’Europa, un luogo che per me rappresntava il Paradiso perfetto, dove ognuno può fare, ed essere, quello che vuole. Oggi mi è rimasta la stessa sensazione, e quando atterro in una città affacciata sul Mar Mediterraneo, mi sento a casa.

7. Il pianoforte. Amo la musica, mi tiene compagnia quando lavoro in studio. E ho una passione particolare per il pianoforte: non solo mi piace suonarlo, ma scoprire anche autori lontani dalle etichette più conosciute. Come Emahoy Tsegué-Maryam Guèbrou, una suora etiope di 96 anni. La sua storia è affascinante, quanto le sue composizioni.

gentleman editoraile aprile 24

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