Ralph Lauren: in sella allo stile

di Micaela Zucconi

Interprete dell’american way of life, e del sogno americano, lo stilista Ralph Lauren apre le porte delle sue case attraverso un libro icona. Un viaggio all’insegna del bello e della creatività

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La cover del libro Ralph Lauren. Way of living, edito da Rizzoli New York, da cui sono state tratte le fotografie del servizio.

«Non importa se in città, in campagna, in riva al mare, in una penthouse, in una fattoria o in uno chalet. Le case sono la tela della nostra vita. Narrano la storia di chi le abita», afferma Ralph Lauren. Lo stilista e designer americano, per celebrare i 40 anni dalla sua prima home collection, ha voluto aprire le porte delle sue residenze e raccontare come sono stati, e siano ancora, i luoghi della sua vita personale e famigliare e nello stesso tempo quelli che sono stati la fonte di tante sue ispirazioni: il tutto racchiuso nel libro Ralph Lauren: A Way of Living, Rizzoli New York, 2023.

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Ralph Lauren nel Double RL Ranch, in Colorado, «un rifugio rustico» realizzato con la moglie Ricky.

Ciascuna è un viaggio, un’avventura vissuta gioiosamente alla scoperta di sempre nuovi orizzonti creativi. Dalla dimora con vista sull’Oceano di Montauk, con i pini che profumano d’estate, al Double RL Ranch (dalle iniziali di Ralph e della moglie Ricky), immerso nei paesaggi sconfinati del Colorado, nel West sognato sin da bambino, in cui ha riversato la passione per l’artigianato. Una profusione di oggetti e colorate coperte Diné, cioè navajo, insieme alle trade blanket, prodotte invece con lana europea.

Nel living del Double RL Ranch, in Colorado, bandiere, coperte, opere d’arte, arredi d’epoca.

Il cottage rinominato White Orchid, in Jamaica, «il nostro giardino dell’Eden», a picco sul mare, «la cosa più vicina al Paradiso che possa immaginare». La magione in campagna di Bedford, vicino a New York, che ricorda un lodge, ma con arredi importanti. «Quando siamo venuti qui, mia madre mi chiesto per che cosa mi serviva. Le ho risposto: per la mia anima». Come anche, l’’essenzialità sontuosa della penthouse di New York, con vista sul Central Park. Totalmente candida, ispirata al museo Guggenheim, e piena di luce.

Tutte sono state una fonte di idee inesauribile, che ha nutrito e nutre le sue collezioni moda e casa in un continuo, fruttuoso scambio. Un esercizio sofisticato, ma spontaneo, imprescindibile dal complesso intreccio di storia, arte, artigianato e culture che costituiscono trama e ordito dell’American style, di cui Ralph Lauren ha saputo essere il maggior interprete ma anche il suo innovatore e trasformatore.

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Ricky e Ralph Lauren ad Amagansett, Long Island, nel 1977.

«Quello che faccio riguarda la vita», scrive lo stilista. «Per abbracciare la migliore possibile, godendo della sua pienezza. Da quello che si indossa, al modo di vivere e di amare».

Altrove diversi, stati d’animo, che suggeriscono altre realtà quotidiane, dal modo di vestirsi a quello che vorremmo essere, almeno per una breve parentesi. «Ralph è stato il primo a creare un lifestyle che comprende moda, arredi, viaggi. Tutto quello che poteva andare bene nella vita delle persone, che poi avrebbero sposato i suoi sogni», ha detto Calvin Klein nel 2019.

Il salotto open air della residenza a Mountauk, negli East Hamptons, New York.

Anche la lettura o rilettura di un romanzo (come le prime righe di Francis Scott Fitzgerald in Tenera è la notte, in cui è descritto un hotel della Riviera francese) possono accendere l’immaginazione dello stilista: «Da una frase, da un personaggio, costruisco e narro una storia. Ogni collezione nasce così».

In una sapiente miscela di fashion e interior, con un uso innovativo dei materiali. Per esempio, nel menswear, ispirato alla biancheria da letto in tessuto Oxford, che ha richiesto due anni per la messa a punto di un telaio speciale. Oppure, l’elegante sedia RL-CF1, realizzata in fibra di carbonio del 2003, nata guardando alla sua macchina da corsa McLaren F1 (due anni dopo Lauren presentava, al Boston Museum of Fine Arts, la sua personale car collection, intitolata Velocità, stile e bellezza).

Contemporaneità che non esclude oggetti o indumenti segnati dal tempo. Come la giacca

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L’interno della residenza di Bedford, New York.

cui Lauren era affezionato sin dall’adolescenza, ispiratrice della collezione Safari del 1984 (sviluppata poi in versione arredo sulle orme dei racconti di Isak Dinesen, alias Karen Blixen, ed Ernest Hemingway) o la Writer’s chair e la sua patina «vecchia», di cuoio brunito a mano.

Mai nascondere la propria personalità è la lezione del maestro. Lauren racconta di quando aveva cominciato a frequentare eventi black tie e di come gli capitasse di non sentirsi se stesso. Finché un giorno decise di indossare la giacca del tuxedo (il nostro smoking) su un paio di jeans e con stivali da cowboy. «Esibire il proprio stile individuale non è solo accettato, ma è quello che gli altri si aspettano». Magari dopo uno choc iniziale. Una costante che non lo abbandona mai.

Così, nella sua casa in Jamaica, qui sopra, dopo aver trascorso la giornata al mare, lo stilista ama vestirsi di tutto punto, con camicia da sera, una giacca dal taglio perfetto, pantaloni, ma a piedi nudi. Anche nell’architettura e nella decorazione degli interni: «Non seguo regole, amo tutti gli stili: contemporaneo, American Country, Bauhaus, Southwest. Abbino, secondo il mio piacere, cose che trasmettono emozione. Non importa che siano francesi, inglesi, antiche o moderne». L’importante è che funzionino messe insieme.

«Sono un romantico, amo le contraddizioni, la sorpresa di mix improbabili».

Come un vecchio giubbotto da moto su un vestito da sera. Eclettico, mai conformista. Dalla moda agli interni fino ai suoi locali: il Polo Bar a New York, The Bar nel 2021, a Milano e, nel 2022, a Chengdu, in Cina. Ambasciatori della sua inconfondibile firma.

Il living della residenza a Mountauk, negli East Hamptons, New York.

Tradurre i sogni in realtà da vivere. A ben guardare è Lauren stesso l’incarnazione del mitico American Dream. Il ragazzo del Bronx figlio di un pittore, imbianchino per mantenere la famiglia, che inizia nel 1967 disegnando cravatte e armato di talento, tenacia e genialità scala le vette del successo.

Tanto da aver ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro nella moda come nella filantropia. Unico designer americano ad aver ricevuto i più alti premi del CFDA (Council of fashion designers of America) e un KBE (Knight Commander of the Order of the British Empire) onorario dal Principe del Galles. Con intuizioni visionarie, ma senza mai correre dietro alle tendenze. Uno stile originale, senza tempo, concetto che ricorre di frequente nel libro, che diventa la vocazione di una vita. Il viaggio continua.

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