Da Procida, capitale della Cultura 2022, alle Eolie. Le isole offrono uno stile di vita. Ecco le proposte d’arredo scelte da Gentleman
Che l’estate sia tornata sull’isola, senza Arturo! …E l’unico amore mio di quegli anni tornò a salutarmi. Gli dissi ad alta voce, come se davvero lui fosse lì accosto: Addio, pà».
Un pezzo tratto da L’isola di Arturo, il capolavoro scritto da Elsa Morante nel 1957 che le valse il Premio Strega. La storia di Arturo, orfano di madre dalla nascita e perennemente in attesa del ritorno del padre, è ambientato a Procida, dove il protagonista trascorre la sua adolescenza e scopre l’attrazione femminile.

L’autrice non cita mai l’isola, ma la descrive in ogni dettaglio restituendone il giallo limone e il rosa delle conchiglie tipico delle case di Marina di Corricella, i vicoli e le logge, gli archi e le gradinate, le atmosfere solitarie e silenziose delle spiagge scure, che ricordano l’origine vulcanica di questo luogo, nominato Capitale della Cultura 2022.

Nostalgica, e a tratti ruvida, a Procida ancora oggi il tempo sembra essersi fermato: vale la pena immergersi nella vita locale, come hanno fatto Elsa Morante e il marito Alberto Moravia, prendendo dimora a Villa Eldorado.

Ma Procida non è l’unica isola che ha ispirato poeti e scrittori, e che ha offerto loro ospitalità. Ecco un breve viaggio tra capolavori letterari e stili di vita.

Nel 1949, il romanziere americano Truman Capote trascorre lunghi mesi a Ischia. Da questa permanenza prende forma I cani abbaiano, in cui non manca di descrivere il paesaggio, come la baia della Scarrupata: «…arrivammo a una strana spiaggia nascosta.

Era chiusa tra gli scogli e l’acqua era così chiara che si potevano scorgere le alghe marine e i movimenti guizzanti dei pesci; non lontano dalla riva, roccioni piatti e levigati sembravano zattere natanti… sdraiandoci al sole, ci volgemmo a guardare gli scogli, e vedemmo anche i verdi filari di viti e la montagna incappucciata dalle nuvole».

Anche la vicina Capri è stata d’ispirazione per diversi scrittori a partire da Goethe, che la cita nel suo Viaggio in Italia. Curzio Malaparte arriva sull’isola nel 1936 per fare visita a un amico e vi rimane prendendo residenza in quella che ancora oggi è chiamata Villa Malaparte.
Nel 1953, sempre a Capri, Pablo Neruda lavora a una serie di poesie pubblicate ne I versi del capitano.
Se generalmente è la Sicilia, fra Ragusa e Agrigento, a fare da sfondo alle vicende del commissario Montalbano, nel romanzo Una lama di luce Andrea Camilleri spedisce il protagonista dei suoi racconti, scritti nel tipico linguaggio contaminato da espressioni locali, a Lampedusa per risolvere l’ennesimo caso.

Situata a metà strada fra l’Italia e la Tunisia, l’isola ha attirato l’attenzione di Fenici, Greci, Romani e Arabi, come ricorda Ludovico Ariosto nell’Orlando Furioso: nel poema, infatti, il duello fra i cavalieri cristiani, Orlando, Bradimarte, Oliviero, e i saraceni Agramante, Gradasso e Sobrino avviene sull’isola di Lipadusa, ossia Lampedusa, come scrive l’autore.

In epoca molto più recente, Alda Merini dedica a Lampedusa la poesia Una volta sognai, composta per accompagnare l’opera Porta d’Europa, realizzata da Mimmo Paladino.
«È vero che a Venezia si fa l’amore all’aperto, a ogni angolo di strada? … Scegli i portoni senza campanelli, che spesso sono ingressi di magazzini. Sfrutta gli angoli sotto i lampioni rotti, fuori uso», scrive il veneziano Tobia Scarpa in Venezia è un pesce.

Il libro è una guida sui generis alla città e al suo stile di vita, che non si sofferma sui monumenti, ma racconta esperienze fisiche ed emotive che si possono vivere solo a Venezia.

L’unico itinerario che l’autore consiglia si chiama A Caso, senza meta: «Venezia è piccola, puoi permetterti di perderti senza mai uscire davvero. Male che ti vada, finirai sempre su un orlo, una riva davanti all’acqua, di faccia alla laguna. Smarrirsi è l’unico posto dove vale la pena di andare».