Note jazz nel salotto di Vicenza

di Germana Cabrelle

Vicenza, la città salotto del Veneto attorniata da ville e palazzi che portano la firma del grande architetto del Rinascimento Andrea Palladio, ha varato per il prossimo mese di maggio la XXVIII edizione di Vicenza Jazz che si svolgerà dal 5 al 19 maggio 2024 e che quest’anno ha per titolo “New Conversations Un sogno lungo ottantotto tasti”.

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Uri Caine

Il festival, con la direzione artistica di Riccardo Brazzale, è promosso dal Comune di Vicenza in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, in coproduzione con Trivellato Mercedes Benz, con AGSM AIM come sponsor principale e il sostegno di Sonus faber, mentre Acqua Recoaro e Brutal Agency sono sponsor tecnici dell’evento.

Il format è rinnovato rispetto agli anni precedenti, con giornate ancor più dense di musica dal vivo in location outdoor, concerti non stop dal pomeriggio a notte fonda (e anche fino all’alba). Lo stesso Teatro Olimpico sarà palcoscenico delle stelle del jazz mondiale e addirittura il Cimitero Maggiore avrà il suo appuntamento around midnight con Paolo Fresu.

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Dado Moroni

Siederanno davanti alla tastiera artisti come Uri Caine, Omar Sosa, Craig Taborn, Marialy Pacheco, Antonio Faraò, Dado Moroni, Danny Grissett, Margherita Fava, Francesca Tandoi e poi ancora Simone Graziano, Paolo Birro, Sade Mangiaracina, Giovanni Guid
Nel ricco programma artistico parteciperanno Paolo Fresu, Paquito D’Rivera, Trilok Gurtu, Chico Freeman, Dhafer Youssef con Eivind Aarset: la palette timbrica si amplierà con gli altri strumenti canonici della musica afroamericana e anche con sonorità esotiche.

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Francesca Tandoi

Tradotti in cifra saranno oltre 100 le occasioni musicali, tra concerti, jam session, incontri di approfondimento e di discussione, letture, proiezioni in luoghi ufficiali e non convenzionali della città, per un pubblico atteso di circa 5.000 spettatori.

Due prologhi prepareranno l’atmosfera in attesa del festival. Il primo si terrà, come da tradizione, all’Auditorium Fonato di Thiene e avrà per protagonisti Eric Mingus e Silvia Bolognesi il 5 maggio. Il 7 maggio al Teatro Astra andrà in scena l’opera jazz di Federico Benedetti “Le serve” (tratta da Les Bonnes di Jean Genet), singolare composizione in cui trovano confronto le tecniche e i linguaggi del jazz e della musica colta e lirica.

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Chico Freeman

Germana Cabrelle. Direttore Brazzale, come mai la scelta di questo titolo: Un sogno lungo 88 tasti?
Riccardo Brazzale. Il nome di questa ventottesima rassegna di Vicenza Jazz prende spunto da un paio di anniversari e commemorazioni che ricorrono quest’anno: è il primo centenario della nascita di Bud Powell, padre del pianoforte moderno del jazz, ed è trascorso mezzo secolo dalla morte di Duke Ellington, compositore e pianista di fama mondiale. Un binomio di ricordi con il denominatore di uno strumento particolare e completo come il pianoforte che nel jazz ha scritto la sua storia parallela.

G.C. Lei è uno degli ideatori e fondatore di Vicenza Jazz. Questo genere è ancora un segmento con un suo pubblico fidelizzato di intenditori della cosiddetta musica di nicchia, o piuttosto il jazz è oggi una parabola ascendente, che intercetta un numero sempre maggiore di appassionati?

R.B. Il jazz comincia a essere una musica non più giovanissima: risale agli anni 10 del Novecento e per sua vocazione è sempre stata una musica di sintesi, di incontro fra altre musiche. Il jazz è nato così, favorendo progressivamente l’incontro con nuove esperienze. Oggi, in momento storico come quello che stiamo vivendo, connessi costantemente e in tempo reale con il mondo, anche il jazz ha goduto di questo vantaggio e l’Unesco ha decretato il 30 aprile di ogni anno la giornata del jazz. Va da sé che rimane una musica colta, al contempo aperta a vari tipi di pubblico. In passato catalizzava poche centinaia di persone mentre ora si riempiono i grandi teatri.

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Danny Grisset

G.C. Cos’è stato il jazz nella storia?
R.B. Una musica nata dalle maltrattate minoranze afro americane e diventata in seguito la musica di un’intera nazione, sviluppatasi poi in tutto l’Occidente. Oggi rappresenta addirittura l’apertura verso altri continenti. Sarà la musica del domani.

G.C. Vicenza è una città salotto che ben si presta al jazz, quasi come musica di sottofondo alla sua architettura composta e sincopata. Forse risiede in questo il successo della rassegna che si avvicina a compiere 30 anni?

R.B. All’inizio di questa avventura, ventotto anni fa, sembrava quasi un azzardo fare jazz in luoghi antichi come il Teatro Olimpico, un tempio della classicità. Poi il tempo ci ha dato ragione e abbiamo vinto la scommessa. Vicenza Jazz, si differenzia da tutti gli altri festival che si tengono in Italia, principalmente per il periodo di svolgimento – il mese di maggio – e per il coinvolgimento di locali, attività e negozi. È una caratteristica peculiare solo nostra: a maggio, a Vicenza, per dieci giorni si ode musica jazz ovunque. Davvero dappertutto.

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Trilok Gurtu

G.C. Come si colloca, quindi, Vicenza Jazz nella programmazione del calendario nazionale? È ugualmente partecipato anche a primavera inoltrata?

R.B. Ci abbiamo pensato a lungo quando siamo partiti con la prima edizione del 1996, consapevoli che un festival nel periodo di maggio avrebbe inevitabilmente condizionato le nostre scelte, per un duplice motivo: perché gli artisti non erano in tournée e quindi dovevamo invitarli appositamente; e perché eravamo costretti a fare delle produzioni. Oggi Vicenza Jazz ha un suo pubblico fidelizzato, una certa rispondenza e gode di un alto gradimento. Peraltro in una stagione fra le più belle dell’anno.

 

La rassegna “News Conversations – Un sogno lungo ottantotto tasti” . Dal 5 al 19 maggio 2024 la XXVIII edizione di Vicenza Jazz

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