Hervé Barmasse e Tudor Laurini, con la montagna nel cuore

L’alpinista Hervé Barmasse e lo youtuber Tudor Laurini, una strana coppia che, con l’entusiasmo e la complicità di un’amicizia, racconta quanto la natura sia sempre capace di stupire

gentleman sport protagonisti herve barmasse tudor laurini
Hervé Barmasse e Tudor Laurini in vetta all’Etna assistono a un’eruzione non prevista, «siamo stati a osservare per due ore come due bambini». Un evento unico e difficilmente visibile da quel punto di vista.

Che cosa accomuna un alpinista da record e uno youtuber con più di un milione di follower? Hervé Barmasse, classe 1977, guida alpina esperta del Cervino, autore di libri, divulgatore e portavoce della sostenibilità ambientale. Prima di lui padre, nonno e bisnonno, quattro generazioni che hanno scritto la storia dell’alpinismo. Il suo nome è legato a importanti ascensioni, ha aperto vie nuove, prime invernali e prime solitarie sulla montagna di casa, il Cervino. Scalato la Parete Sud dello Shisha Pangma 8.027m in appena 13 ore e, l’anno scorso, ha approcciato la parete Rupal, sul Nanga Parbat, la montagna degli Dei in Kashmir, azione non compiuta a causa del maltempo. Ci riproverà tra qualche mese.

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Alcuni momenti della salita sul Monte Bianco, la prima sfida che Barmasse e Laurini hanno affrontato insieme. Qui è nata l’amicizia e la complicità tra i due.

Tutte imprese fatte in stile alpino, un modo di scalare antico e rispettoso della natura, con zaino in spalla e senza lasciare in giro corde e rifiuti non biodegradabili. Tudor Laurini, classe 1997, romano doc, in arte Klaus, youtuber con più di un milione e mezzo di follower. Insieme hanno deciso di raccontare con un docufilm, WeClub. La Traccia. Alpinismo: ama, rispetta, comunica realizzato in collaborazione con il Cai, a un pubblico eterogeneo che cosa significhi lasciare una traccia in montagna. Cioè l’esperienza personale che ognuno vive. E lo fanno con saggezza e autorevolezza da una parte, entusiasmo e un linguaggio nuovo dall’altra.
Gentleman. La sua definizione di montagna…
Hervé Barmasse. Un luogo dove incontri pace e serenità. Se oggi pensiamo alla nostra vita quotidiana, è difficile sentirsi in pace e sereni. In equilibrio. In montagna ritrovo questa sensazione anche nei momenti più delicati. È scontato dire che sia la mia vita. È qualcosa di più.

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Un momento durante l’ascesa al Monviso che hanno deciso di scalare durante la stagione invernale.

G. Come il Cervino, che ha scalato quante volte?
H.B. Non è mai il numero delle volte, ma è quello che ti lascia la montagna. Anche se sali sempre sulla stessa vetta, l’esperienza che vivi è sempre differente. Il Cervino è come un fratello maggiore per me.
G. Questo è quello che ha voluto spiegare con il suo lavoro…
H.B. Sì, perché la gente si sta spostando sem- pre più verso la montagna, complice la pande- mia, ma soprattutto perché l’esperienza ti lascia qualcosa di importante di cui non puoi più fare a meno. E fa tutto la montagna.

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Hervé Barmasse e Tudor Laurini verso la vetta dell’Etna.

G. È l’idea che sta alla base del film che ha realizzato con Tudor Laurini.
H.B. Esattamente.
G. Come vi siete incontrati?
Tudor Laurini. A una cena di lavoro a Cervinia. Mi ero avvicinato all’alpinismo dopo il mio trasferimento a Milano e, frequentando persone che condividevano questa mia passione, mi sono trovato tra le mani il libro di Hervé. Il mio sogno era scalare il Bianco. Glielo ho proposto e lui ha accettato! È stata un’esperienza incredibile per entrambi. G. Perché Hervé?
H.B. Tudor è giovane e tecnicamente inesperto, ma ha una caratteristica unica, affronta le situazioni come un esploratore. Mi ha fatto rivivere questa sensazione dimenticata, inoltre sa raccontare con un linguaggio contemporaneo. E da qui è nata l’idea del film.

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Alcuni momenti della salita sul Monte Bianco, la prima sfida che Barmasse e Laurini hanno affrontato insieme. Qui è nata l’amicizia e la complicità tra i due.

G. Come l’avete progettata?
T.L. La montagna è ovunque in Italia. Volevamo comunicare questo. Per esempio, i turisti italiani si spostano sempre verso le Alpi, ma anche gli Appennini sono montagne. Differenti e meno frequentate, ma meravigliose.
H.B. Abbiamo cercato luoghi inediti, siamo andati sulle scogliere in Sardegna, sull’Etna. Ma anche grandi classici come Torri Vjolet e il Monviso (la montagna della sigla della Paramount Picture, ndr).

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Hervé Barmasse e Tudor Laurini in vetta all’Etna assistono a un’eruzione non prevista, «siamo stati a osservare per due ore come due bambini». Un evento unico e difficilmente visibile da quel punto di vista.

G. L’esperienza da ricordare?
H.B. La grotta di Su Palu, in Sardegna, perché è stata una novità per entrambi. Abbiamo compreso che cosa significhi il buio e il silenzio vero. Siamo scesi in un buco.
T.L. E poi l’Etna. Abbiamo avuto la fortuna di vedere un’eruzione non prevista. Uno spettacolo immenso, Hervé ha scelto il giorno di scalata, era come se sapesse che quello fosse quello giusto.
G. Come è evoluto il vostro rapporto condividendo queste avventure?
H.B. e T.L. Ci sopportiamo ancora!

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Hervé Barmasse e Tudor Laurini preparano la scalata all’Etna.

G. Descrivetevi in tre parole…
T.L. Non ho avuto mentori, Hervé lo è. Il suo modo di trasmettere la montagna è incredibile, comunica l’emotività che devi avere per viverla. Ed è anche un amico.
H.B. Tudor è stata una delle sorprese più belle degli ultimi anni. Ho fiducia nei giovani, sono il nostro futuro. È determinato rispetta gli obbiettivi, soffre, ma in qualche modo ce la fa. È ambizioso, rispetta gli individui, rispetta i luoghi, si crea opportunità col suo lavoro e con la volontà di portare qualcosa di nuovo con nuove idee. Con una persona così, mentore e allievo si portano sullo stesso piano e si scambiano opportunità di crescita.

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Una pausa durante la scalata al Monviso.

G. Cosa consigliate a un neofita?
T.L. Avere il coraggio di buttarsi in un’esperienza sempre accompagnato da una persona esperta di cui puoi fidarti. Perché la montagna è bella e incredibile ma molto pericolosa. Va rispettata. H.B. Oggi viviamo di stereotipi. Ognuno invece in montagna dovrebbe lasciare la propria traccia. Il proprio segno. Non tangibile ma inteso come il proprio modo di viverla. Quello sarà quello più giusto. Quello che fa star bene.

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Alcuni momenti della salita sul Monte Bianco, la prima sfida che Barmasse e Laurini hanno affrontato insieme.

G. Progetti futuri?
H. B. Abbiamo un’idea, valutiamo i mezzi.
T. L. La montagna può aiutare molti ragazzi nel- la crescita e voglio creare il contesto giusto per esprimerlo…non è facile, ci provo.
G. Il vostro motto?
T.L. Viva la vida!
H.B. Buona vita. Perché bisogna vivere bene.

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