Le virtù del neo galateo

di Nanni Delbecchi

In tempi di Metaverso e Social Media tutto viene ricalibrato e rivalutato. Ma agli algoritmi sfuggono i valori fondamentali che fanno dell’uomo un gentiluomo. Eccone sette da cui ripartire 

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La profondità si nasconde in superficie anche in quella fragile e fugace di una bolla di sapone.

Profondità

In questo mondo usa e getta, indicizzato, sotto la dittatura degli algoritmi, sentiamo sempre più spesso il bisogno di qualcosa che resti, che invece di scalare i trend topic o di scivolare nel gorgo del refresh, scenda in profondità e getti radici. Sentiamo il bisogno di fermarci, riflettere, dare respiro ai polmoni e soprattutto al pensiero. La profondità è una pietra preziosa dai molti poteri: recupera il senso del passato, cambia il punto di vista sul presente e, a patto che se ne faccia buon uso, rende la vita più leggera. «Bisogna nascondere la profondità», ha scritto Hugo von Hofmannsthal. «Dove? In superficie».

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Steve McQueen, con la prima moglie Neile Adams, nel 1965, era noto come King of Cool per la capacità di staccare dal set .

Tempo

«Se nessuno me lo chiede, lo so; ma se dovessi dare una spiegazione a chi me lo chiede, non lo so più». Così Sant’Agostino sul tempo, la più preziosa delle cose possedute da un uomo, ma la più difficile da gestire. Ecco, vale per tutti, se nessuno ce lo chiede, crediamo di amarlo; ma se ce lo chiedono, scopriamo di non averne abbastanza. Il tempo non sta mai al suo posto, inseguirlo è un’illusione. Bisogna trattenerlo, dare tempo al tempo, comprendere che prendersi il proprio tempo significa capire chi siamo noi (se nessuno ce lo chiede), e chi è lui. Tiranno o galantuomo? La risposta soffia nel tempo.

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L’ultimo match prima del ritiro di Roger Federer (a sinistra), esempio di fair play in campo e fuori, con Rafa Nadal.

Gentilezza

In tempi performanti, molti la scambiano per un segno di debolezza; invece la gentilezza è la virtù dei forti, così forti da non ostentare forza. Troppi mostrano i muscoli, pochi l’animo. Gentilezza è carisma, misura, tenerezza: difficili da trovare una per una, rarissime tutte insieme. Eppure la si può incontrare ovunque: un gesto, un sorriso, un passo avanti, due indietro, un tratto di matita, mai di pennarello. Tutto è gentile, per chi è gentile. Se Dio ha creato l’uomo a propria immagine e somiglianza, quell’uomo era un gentiluomo. 

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Truman Capote al suo Black and White Ball, al Plaza di New York nel 1966, tra gli eventi più glamour del secolo.

Buongusto

Il gusto si può apprendere, coltivare, insegnare. Il buongusto, invece, è come il coraggio di Don Abbondio: se uno non ce l’ha, non se lo può dare; e soprattutto se uno ce l’ha, non glielo può togliere nessuno, nemmeno il più cliccato degli influencer. Il buongusto è il follower di se stesso, impermeabile alla pressione di dati e suggerimenti su ciò che si deve avere e fare per essere speciali (speciali come tutti gli altri). La distinzione è una questione d’istinto. Non mette regole, non dà giudizi, e per nulla al mondo vuole imporsi agli altri. Sarebbe di pessimo gusto.

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Paul Newman gioca con la sua immagine di divo all’apice della carriera negli anni 60, nella sua villa di Beverly Hills.

Ironia

Non era così rara, un tempo, ma adesso, nell’era del politically correct, si è fatta quasi introvabile, e costa più cara del gas metano. Questi tempi smart in realtà sono sempre più smort. Tutto viene preso alla lettera, e chi fa una battuta la fa a proprio rischio e pericolo, c’è sempre qualcuno che la prende sul serio. La mamma degli haters, si sa, è sempre incinta, ma è una ragione in più per correre il rischio, e combattere contro un mondo senza sfumature, senza allegria, un mondo di fucili spianati e bocche cucite. Se il mondo si salverà, non sarà la bellezza a salvarlo, ma l’ironia. Alleata con l’autoironia.

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Pranzo in rifugio a Courchevel, sulle Alpi francesi negli anni 70, immortalato dal fotografo dell’high society Slim Aarons.

Presenza

In rete condividiamo tutto, dalla festa di laurea alla pipì del cane. Ma a forza di condividere da remoto, rischiamo di vivere da remoto. Siamo troppo impegnati a contare i like dei social per occuparci dei compagni di banco, scrivania e di casa. Invece la presenza fisica è un bene insostituibile, non c’è metaverso che tenga. Una rarità che costa poco; una telefonata ogni cento mail, un caffè ogni cento call. In Centochiodi di Ermanno Olmi, Raz Degan dice che «un caffè con un amico vale più di cento libri» (e più di centomila call, aggiungiamo noi). Purché l’amico sia in carne e ossa; e il caffè sia in tazza e non in bicchieroni di carta. 

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Silenzio

Anche il silenzio non è più quello di un tempo. Siamo scanditi dai bip e dai ronron, cullati dai TikTok, bombardati dalle musiche lounge. Ma poi al ristorante le coppie non sanno cosa dirsi, e controllano il telefonino. Quello non è silenzio, ma la sua assenza: è il vuoto. Il silenzio è cosa viva, palpitante, feconda, madre di ogni suono. Ritrovarlo è fondamentale. «Volevo stare un po’ da sola per pensare, ed ho sentito nel silenzio una voce dentro me», canta Mina. Saper parlare è difficile, ma saper ascoltare di più: questo ci dice la voce del silenzio.

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