Umani versus chat GPT

di Claudio Costa - Illustrazione di Chris Burke

GPT-3, la più grande chat bot di intelligenza artificiale creata a oggi, promette di scrivere poemi, canzoni, inventare ricette… ma riuscirà mai a metterci il cuore?

gentleman chat GPT Gent- Android PoetL’Intelligenza artificiale avanza, allunga, tallona la deficienza naturale, che quanto a vastità non ha mai avuto rivali. Ma ora le nuove applicazioni sviluppate sul deep learning sono pronte al sorpasso, come dimostra la chat bot GPT-3 varata da Open AI che sta sbancando in rete, dove vi si accede gratuitamente.

Sebbene questa chat di nuova generazione sia nata nella Silicon Valley (in Open AI c’è anche lo zampone di Elon Musk) e sia ovviamente poliglotta, nei suoi geni c’è qualcosa di familiare. Infatti non è interessata a leggere, vuole invece stupirci con la sua creatività letteraria, proprio come noi italiani.

Dov’è la differenza con Google, che già se la cava bene qualunque cosa gli chiediamo?

GPT-3 è meno aggiornata, perché deve basarsi su quello che le è stato caricato in precedenza: ti può dire tutto sul primo Festival di Sanremo, ma non sa chi ha vinto l’ultimo. In compenso, l’applicazione si dichiara pronta a poesie, comporre canzoni, inventare videogiochi e ricette di cucina.

Con lei lo smartphone sfida Leopardi, Mozart e perfino Cannavacciuolo. Presto lo vedremo concorrere a MasterChef o a X Factor, e chissà quali altre ingegnosità ci riserva il futuro dei robot poeti. «Alexa, puoi dire a GP3 di scrivermi un paio di cantiche in terzine di endecasillabi? (Purgatorio e Paradiso, l’Inferno no, ce l’abbiamo già, grazie)». «Alexa, avrei bisogno di una canzoncina d’amore al volo, domani è il compleanno della mia fidanzata».

Open AI, organizzazione no profit che da un decennio esplora con successo le frontiere neuronali del bit, assicura che tutto ciò è all’insegna di «un rapporto sempre più amichevole tra androidi e genere umano».

Se si dovesse porre a GPT-3 un qualsiasi quesito che abbia a che fare con emozioni, sensazioni o sentimenti, la sua risposta sarà umile e consapevole: «Sono un modello addestrato, non sono in grado di provare sentimenti come gli esseri umani».

È esattamente quello che risponde il replicante Rutger Hauer in Blade Runner. Ma poi, lo sappiamo, le cose non sono andate proprio così, e forse era inevitabile. Mettiamoci nei loro panni (anzi, nei loro processori): come si fa a scrivere una poesia, o anche solo un verso, senza provare sentimenti?

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