Classica, fritta o al padellino, la pizza di Confine va oltre la pizzeria e punta al fine dining. Da degustare abbinandola a Champagne e grandi calici
Da Confine pizza e cantina le Margherite si dicono al plurale perché a ciascun pomodoro diverso corrisponde un olio extravergine, un latticino e una tecnica diversi. Già questo fa capire che scegliere in questa pizzeria non è semplice, ma ordinare è facilissimo: basta seguire il percorso di degustazione.
Aperta a marzo 2023, Confine è la pizza che va oltre la pizzeria e punta alta al fine dining. Il sogno avveratosi di due ragazzi campani, salernitani per la precisione, che si dividono perfettamente il sottotitolo del locale: Francesco Capece, maestro pizzaiolo, e Mario Ventura, il maître e restaurant manager.
Il confine tra pizzeria e fine dining si sposta nelle 5 vie
Compagni di banco entrambi poco portati per lo studio e molto vocati per la ristorazione. Fin da ragazzini s’impegnano nelle rispettive attività di famiglia, fino a quando, nel 2018, iniziano a pensare al grande salto di un proprio locale a Milano.
Un salto in alto ma non alla cieca. Ogni cosa è stata pianificata con tutta calma e nei dettagli in questi cinque anni dal menù alla carta dei vini, fino alla scelta del luogo, un indirizzo storico delle 5 Vie, quartiere centralissimo ma non di passaggio di Milano.
E i milanesi, pubblico non facile, si sa, hanno apprezzato e inserito piazza Massaia nel fitto loro carnet di indirizzi del cuore.
La cantina caveau
Un quartiere che ha fatto la storia di Milano: proprio dalle cinque vie è partito il Fuorisalone diventato ormai parte integrante del Saloni del mobile. E un indirizzo che gli abitanti della zona conoscono molto bene: Meazza, storico ferramenta che ha occupato i 500 metri quadrati di via San Sisto per ben 87 anni.
Gli enormi spazi sono stati ristrutturati con cura e uno gusto iper moderno, minimale e molto elegante. Ma la vera sorpresa è al piano inferiore, in quella che un tempo era il deposito del negozio, e oggi una sala caveau per eventi privati con vista sulle splendida bottiglieria.
Confine pizza e cantina: la degustazione
La preferita tra le Margherite è anche per il nome Semplice non vuol dire facile, con antico pomodoro di Napoli, mozzarella di bufala Campana Dop, Parmigiano Reggiano, basilico e olio extravergine di oliva monocultivar “Leccino”.
I Capece a Buenos Aires è un omaggio alla parte di famiglia di Francesco emigrata in cerca di fortuna in Sudamerica, come raccontano gli ingredienti: crema di ceci di Cicerale, porcini spadellati con timo e aglio, fiordilatte, caciocavallo di razza Bruna Alpina stagionato in grotta, salsa chimichurri, olio evo monocultivar “Leccino”.
Altra citazione della tradizione dei migranti italoamericani in lista è la Pepperoni italoiberica. Una pizza diventata un must Oltreoceano che, come hanno insegnato film e serie tv non ha traccia di verdure ma solo fette di salame.
Ma nella versione di Francesco Capece la Pepperoni una pizza fritta ripassata poi nel forno a legna, con pomodoro San Marzano DOP, Manchego, Chorizo Iberico de Bellota, da qui la definizione italoiberica, appunto.
Tra le più amate dagli habituées di Confine c’è la Botox, che non ha nulla di medicale ma molto di piacevole esteticamente. Si tratta di una variante della classica pizza ai quattro formaggi con fonduta di caciocavallo stagionato in grotta, fiordilatte, blue a latte crudo di bufala, confettura di fichi bianchi del Cilento e chips di Parmigiano Reggiano.
Da segnalare tra gli antipasti un piatto che è la perfetta sintesi del percorso dei due soci: Salerno-Milano, una crocchetta ripiena di ossobuco cucinato come un ragù napoletano adagiata su una spuma di patate allo zafferano e midollo.