Regate d’altura

di Sara Canali

The Ocean Race Europe è nata per un green deal responsabile e consapevole. L’intervista a Richard Brisius, patron della competizione

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Ambersail 2, il team lituano.

La regata oceanica nella sua versione europea ha dato spettacolo nelle acque liguri animando la città di Genova. Tecnologia, passione, innovazione e un rinnovato impegno per la salvaguardia dei mari: questa la The Ocean Race secondo il suo patron Richard Brisius. «Non basta il vento. Per far volare un’imbarcazione, ogni componente del team deve essere parte di un sistema che sa lavorare insieme.

gentleman-yacht-regate-ocean-race-europeEsattamente come degli ingranaggi che si incastrano alla perfezione». A parlare è Yoann Richomme, skipper della Mirpuri Foundation Racing Team, la VO65 che a Genova ha conquistato la vittoria della prima The Ocean Race Europe. Proprio «Zena» (Genova in dialetto) è stata palcoscenico dell’ultima tappa della competizione di vela oceanica che ha visto alcuni dei migliori equipaggi del mondo di VO65 e Imoca regatare su un percorso di oltre 2mila miglia e tre tappe, da Lorient, in Francia, con stop a Cascais, in Portogallo, e Alicante, in Spagna.

gentleman-yacht-regate-ocean-raceUno spettacolo di tecnologia, tattica e tecnica che ha portato la bellezza della navigazione a vela tra le acque che lambiscono alcuni degli scorci più suggestivi della Liguria, dal Porto Antico al promontorio di Portofino, insieme a un rinnovato messaggio di amore per i mari e gli oceani. I 12 team partecipanti a The Ocean Race Europe, infatti, si sono uniti all’iniziativa Sports for Climate Action delle Nazioni Unite e hanno raccolto dati scientifici sullo stato dei mari, eliminando la plastica monouso, misurando e riducendo le emissioni di gas serra e impegnandosi con i leader mondiali per la lotta alle minacce agli oceani.

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Mirpuri Foundation Racing Team, la VO65 che a Genova ha conquistato la vittoria della prima The Ocean Race Europe.

Quella Europea è la sorella minore di una delle più importanti manifestazioni di regate d’altura che dal 1973 porta i migliori team a confrontarsi, ogni quattro anni, in una circumnavigazione del pianeta. La prossima edizione, prevista nel 2022, partirà da Alicante a ottobre e si concluderà proprio a Genova nel giugno 2023, per un totale di otto mesi di navigazione oceanica. Un arco di tempo molto lungo dove conterà soprattutto la sinergia tra i componenti di ogni squadra. Ne abbiamo parlato con Richard Brisius, svedese, manager sportivo ed ex velista su barche italiane, oggi patron della regata.

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©Amory Ross

Gentleman. Come è nata l’idea di una The Ocean Race europea?
Richard Brisius. Abbiamo creato questa edizione per unire l’Europa in un abbraccio. The Ocean Race lavora insieme al green deal, ma con una lente blu, nel senso che si occupa del mare, patrimonio che appartiene a tutti e non ha confini. Inoltre, volevamo dare ai team la possibilità di svolgere una regata in più nel periodo che intercorre tra un’edizione del giro del mondo e l’altra e questa rappresenta una buona possibilità per loro di allenarsi e lavorare con gli sponsor.

G. Come pensate di portare il mare a essere più protagonista?
R.B. Lavoriamo su diversi aspetti: il più importante è quello di learning attraverso cui vogliamo insegnare alle persone, soprattutto ai bambini, che senza mare non c’è vita: è lui il grande eroe del clima capace di assorbire più del 40% del calore in eccesso, e il 25% di CO2. Proponiamo un programma in 11 lingue per aumentare la conoscenza base dell’argomento. Poi abbiamo un programma scientifico: tutte le barche ospitano a bordo dei piccoli laboratori per prelevare campioni di acqua dove nessun altro arriva. Raccogliamo dati su salinità, temperatura e soprattutto testiamo il livello di microplastiche ormai diffuse a livello preoccupante anche negli angoli più remoti. Infine, vorremmo creare un «rule book» per il mare perché siamo persone di sport e crediamo nel fairplay e nelle giuste regole. Non essendoci confini, gli oceani sono una sorta di Wild West, per questo siamo convinti sia necessario creare una regolamentazione.

Il Mirpuri Foundation Sailing Team guidato da Yoann Richomme.

G. Come agite in questo senso?
R.B. Lavoriamo con esperti e politici e organizziamo nove summit durante i quali affrontiamo diverse tematiche. All’ultimo appuntamento ha partecipato anche la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen che ha annunciato lo sviluppo di un’agenda internazionale sugli oceani che assicura un impegno diplomatico per arrivare, entro il 2030, ad avere il 30% delle aree marine protette.

Le tappe.

G. The Ocean Race oggi ha anche una voce politica. Non si rischia di perdere lo spirito agonistico della regata?
R.B. Noi non siamo politici né scienziati, ma gente di mare. Lo conosciamo meglio di tutti. Non vogliamo fare politica, ma solo dare un contributo per proteggere il nostro ambiente. Questo obiettivo è frutto di un’urgenza nata all’interno dell’organizzazione. Tre anni fa abbiamo portato tutto il gruppo dirigenziale, circa 30/40 persone, su una montagna ad Alicante e abbiamo discusso su dove stavamo andando, sui nostri obiettivi. Abbiamo capito che ciò che ci dava la forza di continuare a sviluppare il format era, da una parte, motivare le persone a fare qualcosa di straordinario; dall’altra, fare tutto il possibile per migliorare la salute degli oceani.

Genova Coastal Race.

G. Quanto sono sostenibili le barche che competono nella regata mondiale?
R.B. Lavoriamo insieme al Boat Building Industry per trovare costruzioni alternative, nuovi materiali e cicli di produzione sostenibili. Parliamo di imbarcazioni che costano dai 7 fino ai 20 milioni e la cosa più semplice è di utilizzarle più a lungo possibile garantendo sempre l’affidabilità per i team. Altro punto fondamentale è quello dell’abbigliamento, unico e vero alleato di chi vive a bordo per lunghi periodi. Lavoriamo a stretto contatto con sponsor come Helly Hansen per garantire tutto il necessario ai velisti, senza dimenticare l’impatto ecologico.

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