Sarah Coleman firma una capsule per Fendi

di Gioia Carozzi

Ironica, dinamica, frizzante, vitaminica. E trasformista. Come la nuova collezione disegnata da Sarah Coleman per lo storico brand fendi. La racconta l’artista a Gentleman

gentleman-moda-emergenti-sarah-coleman-fendiÈ vero che è tutto in movimento, che tutto oggi è fluido, che tutto è in fase di trasformazione, allora l’artista multidisciplinare Sarah Coleman ne è l’esempio perfetto. Un passato come interior designer di boutique di lusso, a fianco dell’architetto Peter Marino, un passaggio come direttore artistico del Mercer Hotel a New York, poi l’esplosione della sua carriera come artista full time. Grazie a un’intuizione: ridare vita a oggetti comuni (come sedie di legno trovate sulle bancarelle), rivestendoli con pellami logati di borse e valigie ormai inutilizzati. In altre parole: upcycling. Il successo è stato immediato, tanto che le richieste hanno mandato in tilt la sua pagina Instagram.

gentleman-moda-emergenti-sarah-coleman-fendi-Summer 2021 CapsuleL’anno scorso anche il mondo della moda se n’è accorto e così, Sarah, è stata chiamata da Silvia Venturini Fendi, direttore artistico accessori e Menswear del brand di famiglia, per collaborare a una capsule collection che rivisitasse, in chiave glamironica, il famoso logo della doppia F. Il risultato è FF Vertigo, una collezione psichedelica, carica di energia e di positività, nella quale tutto è in trasformazione o trasformabile: i cappelli a secchiello che si arrotolano in un marsupio, la giacca che diventa uno zaino, il poncho in una tenda, i pantaloni in shorts, e borse iconiche di Fendi che si rimpiccioliscono come faceva Alice nel Paese delle meraviglie. Per raccontare questa nuova avventura, Sarah Coleman ha aperto a Gentleman la sua casa-studio newyorchese.

gentleman-moda-emergenti-sarah-coleman-fendi-Summer 2021 CapsuleGentleman. Com’è stato il passaggio dal design al mondo della moda?
Sarah Coleman. Non ho dovuto cambiare molto perché il mio lavoro non è mai stato una linea retta: sono quella che è sempre uscita fuori dai margini.

G. Spesso però il suo lavoro è associato alla parola disruptive, ossia dirompente ma anche distruttivo. Le dà fastidio?
S.C. Quando ho iniziato a lavorare su questa collezione con Silvia (Venturini Fendi, ndr), me la ripeteva in continuazione: «Be disruptive!». Quello era un complimento. Ma è vero che questa parola mi ha spaventato all’inizio, perché non è mai stata mia intenzione mancare di rispetto a nessuno.

G. La prima cosa che l’ha colpita quando le hanno aperto l’archivio di Fendi?
S.C. I disegni di Karl Lagerfeld, con questi personaggi futuristici che a me sembravano supereroi. E poi, alcune sfilate erano così divertenti e colorate, mi piaceva anche il modo in cui donne e uomini fossero sexy ma in modo gioioso. E la scelta dei modelli: tutti di etnie diverse, di fisicità diverse, nessuno stereotipo. Credo che questa diversità si possa attribuire al fatto che Fendi nasca come brand matriarcale che ha sempre voluto esplorare il maschile e il femminile che è in ognuno di noi.

gentleman-moda-emergenti-sarah-coleman-fendi-Summer 2021 CapsuleG. Prima di questa collaborazione aveva un pezzo preferito di Fendi?
S.C. La Baguette, le colleziono. È una borsa così nostalgica e iconica.

G. Ci sono tanti colori vitaminici nella sua collezione…
S.C. Ho pensato che tutti noi meritassimo un po’ di colore. E che fosse arrivato il momento di pensare a un’estate emozionante.

G. Alcuni capi danno anche un senso di protezione…
S.C. C’è un aspetto della collezione che dà quel senso di protezione, è vero. Le tasche segrete, per esempio, le ho sempre amate: possono celare oggetti meravigliosi.

G. Ci sono anche oggetti visibili ma inaspettati, come una Polaroid 636 vintage…
S.C. Sono sempre stata attratta dagli oggetti divertenti, in particolar modo dalle macchine fotografiche. Volevo che questa collezione ci riportasse all’infanzia. Allora mi sono chiesta: che cosa volevamo da bambini? E mi sono risposta: fare sport all’aperto, giocare con gli amici. Ecco lo skateboard, la tavola da paddle, la tenda, la borraccia…

G. Ha un pezzo preferito?
S.C. Due: la Peekeboo Glow in the dark e la Peekaboo ISeeU Small.

G. Pensa che l’upcycling sia un punto di svolta per i grandi marchi?
S.C. È un fenomeno del quale c’è bisogno. La clientela che compra il lusso, di solito, vuole il nuovo perché ancora non capisce la bellezza dell’upcycling. Ma i brand di moda stanno cambiando questa narrazione.

gentleman-moda-fendi-Summer 2021 CapsuleG. Che cosa significa oggi la parola lusso?
S.C. Atemporalità, comfort, autenticità, qualcosa con una storia e un passato, e con tantissime vite a disposizione.

G. Perché il nome Vertigo?
S.C. L’ha scelto Silvia. Ho pensato che fosse perfetto: non abbiamo forse oggi un po’ tutti le vertigini come nel film di Hitchcock?

G. Quanto è importante per lei l’ironia?
S.C. Fondamentale.

G. Pensa che le persone nel mondo della moda dovrebbero ridere un po’ di più?
S.C. Se vogliono… La cosa bella è che siamo tutti così diversi e il modo in cui ci vestiamo lo riflette. Però ripensandoci sì, vorrei che tutti ridessimo un po’ di più.

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