Kiton: attenti a quei due

di Martina Ferraro - Foto di Guido Fuà

Giovani e innovatori, i gemelli Walter e Mariano De Matteis, terza generazione della famiglia Kiton, raccontano l’amore per Napoli e l’evoluzione della tradizione sartoriale

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Gemelli Walter e Mariano Kiton.

«La verità è che non abbiamo mai pensato di vivere in una città che non fosse Napoli», ammettono i gemelli Mariano e Walter De Matteis, terza generazione della famiglia Kiton, il brand che rappresenta l’antica tradizione sartoriale napoletana in tutto il mondo, dal 1968, anno della sua fondazione. Ed è proprio a Napoli, dai vicoli del centro storico fino al lungomare di Mergellina, col Vesuvio sullo sfondo che, Gentleman, li ha incontrati. Genuinamente napoletani, da poco trentenni insieme, Mariano e Walter, hanno creato il marchio KNT, acronimo di Kiton New Textures. Un brand che declina i valori iconici di Kiton (l’eleganza, la sartorialità, la  maniacale qualità e ricerca dei tessuti), in capi pensati per l’urban style e lo sportswear, strizzando così l’occhio alla Generazione Z.

Gentleman. Chiaramente vivete a Napoli…
Mariano e Walter De Matteis. Siamo basati a Napoli ma trascorriamo almeno metà dell’anno a Milano. Lì c’è il palazzo che abbiamo acquistato otto anni fa dalla famiglia Ferré, in cui abbiamo dato vita al nostro showroom. Tutti i nostri clienti, sia retail che wholesale, vengono lì.

G. Ma scappate a Napoli nel fine settimana…
M. e W.D.M. Qui abbiamo i nostri affetti. E poi, ad Arzano, a 20 minuti da Napoli, produciamo i capispalla, le cravatte, le camicie, le scarpe…

G. Che legame c’è tra Napoli e la moda?
M. e W.D.M. Napoli è conosciuta in tutto il mondo per la sartorialità. Ed è unica al mondo perché nasce dai valori che questa città trasmette così fortemente: famiglia, amore, umiltà. Probabilmente se non fossimo stati di Napoli non avremmo potuto creare una realtà del genere, è quello che diciamo sempre.

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Il distretto di Chiaia e Posillipo a Napoli.

G. Siete gli eredi di un’azienda sinonimo di sartorialità e Made in Italy. Come avete iniziato?
M. e W.D.M. Siamo entrati in azienda 12 anni fa, appena compiuti 18 anni. Nostro padre (Antonio, ceo di Kiton, ndr) ha voluto che vivessimo per un periodo all’estero per imparare l’inglese. Poi lo abbiamo affiancato in azienda per conoscere e capire la nostra realtà. Questo fino a quattro anni fa, nel 2018, finché non abbiamo deciso di creare la nostra linea KNT.

G. Che cosa differenzia KNT da Kiton?
M. e W.D.M. Preserviamo sempre il Dna di Kiton, l’altissima qualità e l’eleganza, ma lo stile di KNT è più urban e street. Cambiano i volumi e i tessuti della collezione però la sostanza è la stessa, impregnata, appunto, dei valori che ci hanno trasmesso nostro padre e nostro zio (Ciro Paone, ndr).

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I gemelli Walter e Maiano Kiton,

G. Come vi dividete i compiti?
W.D.M. Io seguo più dell’aspetto commerciale, rapporto con i clienti…
M.D.M. Io, invece, più della parte stilistica e creativa della collezione.

G. Chi considerate vostri competitors?
W.D.M. Fino a qualche anno fa il nostro competitor per eccellenza era Brioni. Sul versante classico amiamo pensare di non avere veri competitor. Sul versante sportivo, Loro Piana (Lvmh Group, ndr). E poi c’è anche Brunello Cucinelli…

G. Millennials e Gen Z apprezzano la sartorialità?
M.D.M. Prima prediligevano uno stile sportivo. Il Covid ha cambiato le abitudini, i giovani hanno iniziato a preferire uno stile più classico. Non è più come prima, solo tute, T-shirt, sneakers. Il modo di vestire delle nuove generazioni è in continua evoluzione.

G. Sono loro il vostro target di riferimento?
M. e W.D.M. Il nostro obiettivo è vestire i clienti che non raggiungiamo con Kiton. Non è facile però perché le nuove generazioni, più che alla qualità, guardano alla griffe. Ma come dicevamo, qualcosa sta cambiando.

G. Una reazione alla pandemia?
M. e W.D.M. In positivo, sì. Fortunatamente a livello di gruppo stiamo registrando un +30/40% rispetto all’anno scorso a livello di fatturato. E chiuderemo l’anno con questi risultati. Noi siamo mai cresciuti così tanto, prima del Covid parlavamo di incrementi del +5-6% l’anno.

G. A che cosa state lavorando?
W.D.M. Alla nuova collezione, che presenteremo a novembre a Milano per la pre-fall.

G. Non avete mai sfilato, valutate l’idea?
M.D.M. Ci stiamo pensando da qualche anno per Kiton, naturalmente. E chissà che a breve non si organizzi.

G. Dove vi immaginate tra 10 anni?
W.D.M. Il nostro sogno è portare Kiton il più in alto possibile, come ha sempre fatto la nostra famiglia. Ma, soprattutto, l’obiettivo è non venderla mai. Vogliamo essere un business familiare al 100%. Sicuramente le proposte sono arrivate e arriveranno sempre di più in futuro, ma la nostra azienda è la nostra famiglia, e non ci immagineremo a fare altro.

G. Che cosa non deve assolutamente mancare nel vostro guardaroba?
W.D.M. Sicuramente la giacca. La indossiamo quasi tutti i giorni e non deve mancare. Noi la abbiniamo a una T-shirt, a un bel «pantalaccio» e alle sneakers.

G. Altri capisaldi del guardaroba maschile?
M.D.M. Sono finiti i tempi della cravatta e della camicia classica, almeno per la nostra generazione. Nel nostro guardaroba si trovano camicie più sportive, magari in jeans o in jersey bianche, con un colletto più piccolo. I famosi «pantalacci» in tutti i colori. E poi, saremo ripetitivi, ma le giacche, quelle belle…

G. Qual è il brand iconico della moda maschile che ammirate di più?
M. e W.D.M. Sicuramente Giorgio Armani.

G. Chi, invece, è l’icona dell’eleganza per eccellenza?
M. e W.D.M. Gianni Agnelli, the one and only.

G. E, invece, oggi?
M. e W.D.M. Non sapremmo individuare qualcuno nel panorama attuale che rispecchi l’autentica eleganza. Probabilmente nostro padre (dicono all’unisono e, accorgendosene, ridono, ndr). Non lo diciamo per piaggeria o per farlo contento visto che lui sicuramente leggerà questa intervista con attenzione. Ma è lui il nostro modello e maestro. Anche se abbiamo due stili molto diversi…

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