Champagne Roederer: Annate da collezione

di Giuliana Di Paola

Il futuro di Roederer si chiama Collection, linea creata da Jean-Baptiste Lécaillon per valorizzare champagne sempre più millesimabili 

champagne Roederer
Jean-Baptiste Lécaillon, chef de cave di Roederer, con la cuvée Collection 244. ​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

La qualità può mai essere troppa? È il quesito paradossale con cui si è dovuto confrontare Jean-Baptiste Lécaillon, chef de cave di Louis Roederer.

«In questi ultimi anni», racconta Lécaillon, «le uve sono, di vendemmia in vendemmia, diventate più sane, più mature e quindi più millesimabili, grazie a un lavoro in vigna sempre più consapevole e sostenibile e a un progressivo aumentare delle temperature».

Il buon senso spinge a rispondere che la qualità non può essere un difetto. «Certo abbassarla per fare uno champagne uguale all’anno prima è pazzesco, ma è anche vero che una maison con 247 anni di storia alle spalle deve restare fedele al proprio stile».

La soluzione si chiama Collection, una quadratura del cerchio su cui in Roederer lavorano già da una decina d’anni.’ambizione è che diventi la nostra firma, Collection dev’essere lo champagne Roederer per ogni occasione: che vada bene per tutto e tutti, dall’Italia al Giappone, dall’Asia agli Usa». E ammette che «Questo è il mio vino più importante, perché è una nostra creazione a partire dal terroir, mentre Cristal è la terra, è l’annata».

Perché come tiene a ricordare, modesto, Lécaillon «è la natura il vero winemaker», lo chef de cave è come lo scultore che la plasma, il suo, dice è un lavoro a togliere e a fare emergere la vera natura che è già presente nella materia. E il pensiero corre spontaneo a Michelangelo e al suo David liberato dal blocco di marmo di Carrara. (G.D.P.)

gentleman editoraile aprile 24

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