Alberto Fol, executive chef del The Gritti Palace a Venezia, attraverso i suoi piatti racconta i sapori del territorio, dalla Laguna alle Dolomiti. In una cornice unica
Tornare dove tutto è iniziato, a distanza di 20 anni, e ritrovarsi a casa, come se niente fosse cambiato, anche se molto è cambiato. Questa è la storia di Alberto Fol, trevisano, classe 1974, che, dopo aver mosso i primi passi come commis di chef Celestino Giacomello, è tornato al The Gritti Palace, A Luxury Collection Hotel, Venice, questa volta in veste di executive chef.
Un ritorno a casa e lo si nota subito per come Fol si muove tra i tavoli dell’elegante Ristorante Club dei Dogi e del The Gritti Terrace, affacciati sul Canal Grande, e in cucina, con una brigata consolidata. Ma soprattutto lo si capisce nei piatti dove lo chef non riesce a nascondere le sue doppie radici, ma le valorizza: da una parte le Dolomiti, con utilizzo di erbette, coltivate personalmente al Gritti, frutti della terra e dei boschi; dall’altra tutto ciò che è Laguna spingendosi verso il mare, in un gioco di equilibri e contrasti che, sotto le sue mani, diventano semplicissimi, ma appaganti agli occhi e alla gola.
Ne è dimostrazione un piatto su tutti: lo Spaghettone Senatore Cappelli aglio, olio, peperoncino, seppie e sentore di erborinato. «Sin da quando ho iniziato a lavorare sul menù ora in carta, una cosa mi è stata subito chiara: volevo portare le persone nei luoghi dove sono nato, cresciuto, formato. Attraverso questi piatti, volevo raccontare una storia, la mia», spiega lo chef.