Vindome l’app di trading per investire in vino

di Giuliana Di Paola

Con Vindome, l’app gratuita sviluppata da Ingrid Brodin, il mercato dei Fine Wines è a portata di click e senza commissioni di banche o advisors

vindome trading
La cassa con la verticale di Pontet Canet è uno dei pacchetti Vindome Christmas lanciati quest’anno.

Con Vindome, la prima app per il trading enologico, il mercato dei Fine Wines è a portata di click. Secondo Warren Buffett, l’1% del patrimonio va investito in vino. Anzi, secondo l’oracolo di Omaha, in tempi di pandemia, la cifra andrebbe rivista al rialzo perché, in situazioni come queste, spiegava «va comprato solo ciò che si sarebbe felici di tenere se il mercato chiudesse per 10 anni». Come una bottiglia di pregio, appunto.

Con alto rendimento e basse fluttuazioni i Fine Wines sono tra i passion assets preferiti dagli investitori accanto a opere d’arte e macchine d’epoca. Non a caso le grandi banche private ai propri clienti offrono wine advisor per investire. Ma, a differenza di un Botticelli o una Ferrari, le etichette sono più difficili da gestire.

A colmare il vuoto ha pensato, appunto, Vindome, la prima app per il trading enologico. Gratuita per iOS e Android, è facile e intuitiva da usare sia per neofiti sia per collezionisti di lungo corso. In un anno hanno avuto 4mila utenti registrati e oltre 75mila download in 174 Paesi al mondo.

ingrid brodin vindome
Ingrid Brodin, ceo e co-founder di Vindome .

«Vogliamo aprire il mercato dei Fine Wines. Offriamo la possibilità di creare e gestire in modo moderno, sicuro e trasparente il proprio portafoglio, attraverso un’esperienza intuitiva e user-friendly», dice Ingrid Brodin, ceo e Co-Founder di Vindome e racconta che l’idea è venuta, come spesso succede, davanti a un buon calice di rosso con un affermato wine merchant e l’amica dei tempi dell’università Victoria Palatnik, business angel a capo di un fondo di investimento.

«L’idea è rendere accessibile il mercato del wine investment», spiega Brodin, «a chi vi si avvicina per la prima volta ma, allo stesso tempo, offrire uno strumento efficace e funzionale ai più esperti». Ci sono, infatti, due tipologie di approccio.

Collections per neofiti

La prima, Collections, è una modalità pensate per neofiti. Offre l’opportunità di accedere ad assortimenti di vini suddivisi per budget e orizzonti temporali di investimento calibrati. Una modalità ideata principalmente per i neofiti, che consente di conoscere i vini e le principali meccaniche del mercato e di iniziare a creare un portfolio equilibrato. Si può partire anche solo con qualche centinaia di euro».

trading app Vindome

Live Market per collezionisti

La seconda, Vindome Live Market, è invece, più per addetti ai lavori e collezionisti esperti spiega Brodin, «permette di operare in un vero e proprio wine market in tempo reale, navigando fra centinaia di eccellenze e dove è possibile acquistare direttamente al prezzo di mercato o fare un’offerta, senza investimenti minimi richiesti». Tra gli utenti di Vindome ci sono investitori che hanno il proprio wine merchant di fiducia, ma amano usare anche Vindome. «Per la soddisfazione, come mi hanno spiegato, della trasparenza, di avere il proprio portafoglio a portata di click sul cellulare senza commissioni del 10/15%».

Trasparenza e sicurezza con NFC e Blockchain

Ma soprattutto apprezzano la sicurezza offerta dalla tecnologia che permea ogni passaggio del processo. «Tutti i nostri vini sono ex château e ogni cassa di vino è etichettata e sigillata con un tag NFC e tutte le transazioni sono registrate su blockchain», spiega Ingrid, «garantendone così la totale inviolabilità. Le casse sono conservate in magazzini localizzati strategicamente in prossimità delle regioni di produzione, per lo più a Bordeaux dove si trova la maggior parte dei produttori, e dotati di tecnologie avanzate, capaci di garantire temperature, umidità e sicurezza ideali».

Bond d’oltralpe

Il settore degli investment wines è, infatti, un monopolio d’Oltralpe, o almeno lo era fino a 10 anni fa, dice Ingrid lasciando la parola al marito Mario Colesanti, Marketing & Sales Director di Vindome: «Un tempo la Francia era il 90% del portfolio e il restante 10% l’Italia se lo divideva con i cosiddetti vini esotici, californiani, sudafricani, australiani, argentini e cileni». Negli ultimi tempi, però, le cose stanno cambiando e siamo molto più riconosciuti a livello mondiale.

Hedge Fund italiani

«Negli ultimi anni gli italiani stanno avendo molto successo soprattutto Barolo, Barbaresco, Brunello e Super Tuscan», conferma Colesanti. «Vini con delle progressioni e dei potenziali di crescita importanti rispetto ai francesi perché in questo caso il costo di acquisto è elevato ma quelli di Borgogna e premier crus di Bordeaux sono un investimento sicuro con rendimento a due cifre ma partono alti come prezzo di partenza». Come a dire, per restare alla metafora del trading, che i francesi si possono paragonare a dei bond, mentre gli italiani a degli hedge fund.

 

gentleman editoraile aprile 24

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