Al di là dei sogni

di Alessandra Oristano

La Prima ballerina del Teatro alla Scala, Nicoletta Manni, si racconta a Gentleman dall’amore profondo per la sua terra, la Puglia, alla gioia di danzare in ruoli diversi e unici 

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Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko e il Corpo di Ballo – ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Nell’ottobre 2013, esattamente dieci anni fa, Nicoletta Manni debuttava nel primo ruolo da protagonista sul palcoscenico del Teatro alla Scala di Milano interpretando Odette/Odile nel Lago dei Cigni di Rudolf Nureyev. La stessa versione portata in scena quest’anno.

«In questi dieci anni sono successe tante cose belle nella mia vita», racconta. Arrivare alla Scala, dopo il diploma alla Scuola di Ballo dell’Accademia, tornare a Milano e, nel 2014, la promozione come Prima ballerina sono stati per lei un punto di partenza.

«Il desiderio più bello è sognare in grande, volere sempre il meglio da se stessi. Ma tutto questo non avrei potuto immaginarlo. Tornare a ballare Il Lago dei Cigni su quel palco ha significato rivivere le emozioni della prima volta e interpretare lo stesso ruolo con una diversa maturità, sia artistica, sia di vita. Quando si è giovani si ha un pizzico di incoscienza. Con l’età, le occasioni si vivono più intensamente».

Sono state determinanti le piccole conquiste ottenute giorno per giorno, con il sudore e il sacrificio, perché il lavoro viene sempre ripagato e il continuo migliorarsi, superando i propri difetti, è il riconoscimento più grande.

La voglia di raccontare i sentimenti provati sul palcoscenico emerge anche nel libro appena pubblicato: La gioia di danzare, Garzanti Libri. Non è una biografia, ma il racconto dei suoi vissuti, dei ruoli che ha avuto la fortuna di interpretare scoprendo i lati più nascosti della sua personalità, dalla purezza di Odette alla drammaticità di Tatiana in Onegin, in scena a novembre. E alle piccole danzatrici, desidera trasmettere il coraggio di credere nei propri sogni.

Nicoletta Manni in Onegin – Marco Agostino

1. La libertà. Fare ciò che ci rende felici: il proprio lavoro, una passione, quello che ci appaga nell’affrontare la giornata. Al mattino, quando ti guardi allo specchio, ti riconosci e sei contenta di quello che fai.

2. L’amore. Nella vita mi ha sempre aiutata, a partire da quello della mia famiglia e ora anche di mio marito che condivide con me la mia più grande passione. Non può assolutamente mancare perché completa ogni essere umano.

3. Milano. Mi ha adottata e mi ha fatto crescere. È una città vivace, frenetica, dove si lavora tanto, ma che permette di realizzare i sogni. Richiede di stare al passo, dalla moda al teatro, ha molto da offrire e promuove tantissime iniziative. Come l’ultima OnDance, voluta da Roberto Bolle, che ha portato in Piazza Duomo oltre 2.300 allievi da tutta Italia con le loro famiglie e insegnanti. Un’immagine toccante grazie alla bellezza della danza che unisce.

4. La Puglia. È il luogo del cuore di cui ho bisogno e sento la mancanza. Mi dà la forza e la carica per intraprendere qualcosa di nuovo nel lavoro. Ho un legame molto forte con le mie radici, dal calore della gente al mare, al cibo. Come le pittule della nonna, ricordo d’infanzia, o il pane fatto in casa e la zuppa di pesce.

5. I maestri. Dalla mamma, che è stata la mia maestra di danza fino a 12 anni, a tutti gli insegnanti che sono stati una guida per me, anche al di fuori della scuola. I direttori della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala che, ogni giorno, mi dedicano del tempo per tirare fuori tutte le mie potenzialità.

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La Prima ballerina in sala prove.  Ph Brescia e Amisano – Teatro alla Scala

6. I partner. Quelli che mi hanno accompagnato sul palcoscenico e uno anche nella vita. Persone con cui ho condiviso tante emozioni, momenti belli ma anche difficili. Si crea un rapporto di assoluta complicità, confidenza e fiducia. Bisogna concedersi totalmente quando si costruiscono dei ruoli insieme.

7. Viaggiare. Conoscere nuovi luoghi e culture, dall’Europa alla Cina, dagli Stati Uniti all’Australia. Una delle notti più belle a teatro è stata quella al Bol’šoj. Ballare con la Compagnia russa è un grande onore. Si respira l’amore per la danza di un pubblico colto e critico. E ricevere ogni applauso è un batticuore.

gentleman editoraile aprile 24

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