I 100 migliori vini rossi italiani. La classifica completa

di Cesare Pillon - Elaborazione dati Emanuele Elli
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La classifica delle classifiche 2022 di Gentleman, compilata anche quest’anno sommando le valutazioni delle sei guide enologiche più importanti che li giudicano con un voto*, decreta i 100 migliori vini rossi italiani.

Nei primi 10 ci sono quasi tutti i vini più conosciuti, con alcune sorprese significative.

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Prima posizione della superclassifica dei 100 migliori vini rossi italiani conquistata da un vino pugliese, l’Es ’19, un Primitivo di Manduria fuori del comune che Gianfranco Fino e Simona Natale ottengono coltivando all’antica, con l’aiuto di un cavallo invece che di un trattore, una ventina d’ettari di vigneti altrettanto antichi, perché le loro viti hanno dai 50 ai 100 anni di età e sono allevate ad alberello, come usava allora.

L’anno scorso l’Es ’18 era al quarto posto in classifica, ma non era solo: due gradini più sotto c’era un altro Primitivo di Manduria, il Raccontami di Bruno Vespa, che quest’anno è invece scomparso dai Top 100.

Come mai? Non è più stato prodotto? Ha ottenuto solo brutti voti? Macché, è stato prodotto e ha ottenuto ottimi voti ma è stato ignorato da una delle guide, e quando non si hanno i voti di tutte e sei è pressoché impossibile piazzarsi anche solo al centesimo posto.

Eppure è ormai diventato abituale, per alcune guide, non recensire più i vini di alta qualità riconosciuta, dando per scontata la loro eccellenza, così da far posto a bottiglie inedite che si ritiene giusto far emergere.

In realtà, scoprire e valorizzare etichette sconosciute è un modo efficace per differenziarsi dai concorrenti, e questa esigenza è molto sentita in un mercato dall’offerta sovraffollata come quello delle guide dei vini.

Il risultato? Cresce il numero delle etichette prese complessivamente in considerazione (l’anno scorso erano 2.142, oggi sono 2.494), e, contemporaneamente, diminuisce il numero di quelle che compaiono su tutte e sei le guide: erano 169, quindi già poche, nel 2021, quest’anno sono scese a 152.

Quel che fa ancora più impressione, però, è il numero dei vini giudicati d’eccellenza col voto massimo da una guida sola e del tutto assenti nelle altre cinque: complessivamente sono 599, sei volte i Top 100.

A creare questo illusorio Pantheon hanno contribuito tutte e sei, ma in misura diversa: i recensori della Veronelli si sono limitati a promuovere in solitario 24 etichette, Luca Maroni è arrivato addirittura a 198.

La conseguenza più spiacevole del modo di operare adottato da alcune guide è che, ignorati da una di esse, mancano tra i primi 100 di questa graduatoria alcuni tra i vini che sono invece tra i più richiesti su scala internazionale.

Gentleman segnala a modo suo questa anomalia attribuendo simbolicamente il voto mancante al Masseto, il rosso italiano che negli ultimi anni ha scalato con maggior rapidità la strada del successo planetario, riportandolo così al terzo posto fra i Top Ten della classifica dei 100 migliori vini rossi italiani.

Se questo espediente segnala una distorsione che non è in grado di correggere, è il caso di far notare che questa classifica delle classifiche riesce a evidenziare interessanti fenomeni che guida per guida sarebbe impossibile cogliere.

Molto significativa, per esempio, è la conquista di un posto fra i Top Ten di due vini dell’Italia centrale che più diversi non potrebbero essere.

Il Roggio del Filare è il primo vino marchigiano che sale così in alto nella graduatoria e questo sua affermazione è significativa per due motivi: perché ottenuta dalla tenacia di una intraprendente imprenditrice, Angiolina Piotti Velenosi, e perché si tratta di un Rosso Piceno, a base di Montepulciano e Sangiovese.

I vini ricavati da uve autoctone sono infatti in minoranza, tra i Top Ten.

L’altro nuovo arrivato nella pattuglia di vertice, il laziale Habemus, è infatti un blend di uve alloctone, Grenache, Syrah, Carignano e Tempranillo, che hanno trovato nella Tuscia viterbese un territorio in cui esprimersi con sorprendente efficacia.

A prevalere fra tutti e 100 i migliori vini rossi italiani sono però, a sorpresa, nove Chianti Classico, seguiti da sette Amarone, alla pari con altrettanti Bolgheri, e dai Barolo, che però sono soltanto cinque.

La selezione praticata dalle guide con le loro assenze di voto ha, infatti, penalizzato in modo particolare i vini del Piemonte, che hanno in classifica 12 vini, meno di un terzo dei 38 della Toscana.

Ma anche nella sovrabbondanza dei vini toscani non mancano le contraddizioni. I Brunello di Montalcino, per esempio, sono solo due, e se tra i Barolo manca il mitico Monfortino, tra i Brunello sono assenti sia Biondi Santi che Soldera, i due produttori di riferimento.


*La guida delle guidegentleman magazine italia wine i 100 migliori vini rossi italiani superclassifica secona parteLa classifica dei 100 migliori vini rossi italiani di Gentleman prende in considerazione tutti i vini giudicati con i massimi punteggi nelle edizioni 2022 delle sei guide enologiche più importanti.

Le guide sono: Vini d’Italia del Gambero Rosso, I vini di Veronelli, Guida essenziale ai vini d’Italia di Daniele Cernilli, Vitae dell’Associazione Italiana Sommelier, Bibenda della Fondazione Italiana Sommelier; Annuario dei migliori vini italiani di Luca Maroni.

Il panel complessivo ha riguardato quest’anno 2.494 etichette; per ciascuna di queste si è poi verificato il punteggio assegnato da tutti e sei i recensori. La somma dei voti determina la graduatoria finale, una parte della quale è pubblicata in queste pagine.

Tre delle guide citate (Veronelli, Cernilli e Maroni) attribuiscono già voti in centesimi, per le altre che esprimono invece giudizi rappresentati da simboli (bicchieri, grappoli o viti) si sono adottate delle equivalenze. Per Gambero Rosso: Vini dell’anno, 3+=100, 3 bicchieri=97; 2 bicchieri rossi=92,5; 2 bicchieri neri=88; 1 bicchiere nero=82,5.

Per Bibenda: Vini dell’anno, 5+=100; 5 grappoli=95; 4=87,5; 3=82; 2=77.
Ancora diverso il conteggio per Vitae: qui alle 4 viti è infatti affiancato un punteggio in centesimi, mentre per le categorie inferiori (3 viti e mezzo, 3, 2 e 1 viti) sono stati utilizzati i voti massimi del range indicato dagli stessi autori (3+=90; 3=87; 2=84; 1=79).

* Luca Maroni non recensisce il Masseto; il 96 attribuito in questo caso equivale alla media voto degli altri recensori. Si è voluto aggiungere questo giudizio (unica eccezione della classifica) come omaggio al vino italiano più famoso del mondo.

gentleman editoraile aprile 24

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