Nuovi Gusti. The Big Bubble

di Claudio Serra - Chris Burke

Dagli Aztechi al trionfo globale. Da culto fra i teenagers anni Sessanta all’ostilità dei Millennials più eco friendly. Ascesa e (parziale) declino del mitico chewing gum

gentleman magazine italia Vita da G Ascesa del mitico chewing-gumGli appassionati dell’epopea western conoscono bene la battaglia di Fort Alamo avvenuta nel marzo 1836. L’assedio delle truppe messicane, la resistenza guidata da Davy Crockett, il massacro finale ordinato dal generalissimo Lopez de Santa Ana a sua volta sconfitto un mese dopo nella battaglia di San Jacinto e costretto a concedere l’indipendenza del Texas.

Ma pochi sanno che il cattivissimo Santa Ana, in tarda età, durante un breve esilio a New York, ispirò un droghiere che lo vide masticare il chicle (specie di resina gommosa ricavata dall’albero sapodilla) abitudine diffusa in Messico dai Maya e dagli Aztechi.

Fu così che l’astuto commerciante, tal Thomas Adams, creò il primo chewing gum moderno.

Comincia da allora una lunga e irresistibile marcia trionfale in tutto il pianeta, soprattutto dopo la II Guerra mondiale, quando la gomma da masticare in dotazione alle truppe americane si diffonde in Asia e in Europa.

E tra gli anni Cinquanta e Settanta dello scorso secolo il chewing gum diventa molto più che una masticazione ricreativa. Per i teenagers dell’epoca ( rivedere Grease in cineteca) assume un significato vagamente trasgressivo, quasi che parlare con la bocca occupata sia una grande sfida alle convenzioni borghesi.

Nel 1992 la prima battuta d’arresto dopo tanto successo: il governo di Singapore, stufo di ripulire marciapiedi imbrattati, mette il prodotto fuori legge.

Agli albori del XXI secolo si moltiplicano le preoccupazioni ecologiste e salutiste: da tempo le gomme non sono più fabbricate col buon vecchio chicle naturale, ma con polimeri a base di petrolio (per nulla o poco degradabili) nonché una pletora di additivi artificiali.

Basta aggiungere il Covid con la difficoltà di muovere le mandibole sotto la mascherina ed ecco spiegato un certo declino. Non si sa quanto ciò preoccupi i produttori: le statistiche sono un po’ ballerine ma oscillano sulle 400mila tonnellate vendute ogni anno per un valore di oltre 30 miliardi di dollari. Ce n’è ancora da masticare…

gentleman editoraile aprile 24

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