Next Gen Mobility: Audi Activesphere

di Giulia Pessani

Audi Activesphere. Digitale alla massima potenza e zero emissioni. Henrik Wenders, senior vice presidente della casa automobilistica, presenta a Cortina la nuova concept car dedicato a uno stile di vita attivo, in sintonia con la natura.

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Bella e impossibile. Si può guardare, ma non si può avere. Un minuto dopo l’unveiling della Audi Activesphere, durante una serata di luna piena, con le Dolomiti rosa, viola e blu, all’evento internazionale organizzato nel padiglione d’arrivo della Coppa del mondo di sci a Cortina, gli ospiti si chiedevano quanto potesse costare questa nuova full electric, dal look corsaro e dall’anima delicata, rispettosa della natura e dell’ambiente.

Con quale logica una grandissima casa automobilistica investe energie, denaro e tempo per una concept car, cioè una macchina laboratorio e che non ha prezzo, perché non è in vendita. «Per spingersi oltre, per guardare dentro il futuro», come racconta, a Gentleman, Henrik Wenders, senior vice president e chief marketing officer Audi AG, l’uomo che guida le strategie di comunicazione del brand a livello mondiale.

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Gentleman. Che cosa rappresenta Activesphere e perché presentarla a Cortina?

Henrik Wenders. Active è la quarta concept car della serie Sphere, aggiunge un elemento a un percorso iniziato con Skysphere, Grandsphere e Urbansphere. E questo elemento è la sintonia con una vita attiva e sportiva, ecco perché siamo nella Perla delle Dolomiti.

G. Definisce il progetto con l’espressione human centric e, a noi italiani, viene subito in mente l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci. Ha pensato a questo, quando ha scelto il nome?

H.W. Possono esserci delle similitudini, ma la sfera cui facciamo riferimento è quella privata, molto più piccola e intima. Il progetto Sphere è nato nel 2020, in piena pandemia, dal dialogo fra me e Marc Lichte, il responsabile design del brand. Entrambi diamo vita a esperienze: Marc attraverso una dimensione fisica, io applicando l’immaginazione alla comunicazione cercando di interpretare il domani. Le quattro Sphere sono inedite esperienze di mobilità che combinano le nostre visioni, guidate dalla digitalizzazione. Potremmo dire, il paradigma delle auto del futuro.

G. In che senso?

H.W. Mi lasci partire con un cenno storico: 112 anni fa, August Horch registrò il marchio Audi per dare vita a macchine iconiche. Horch in tedesco significa Ascolta!, che in latino si traduce con la parola Audi… Vede, siamo human centric sin dalle origini. Ora stiamo vivendo un veloce cambio di passo e in dieci anni saremo in grado di sintetizzare meccanica, sostenibilità e digitalizzazione al massimo livello. Troverete in un’auto tutte le straordinarie opportunità che la digitalizzazione e il 5G offrono. La più evidente, è che si potrà scegliere se guidare o essere guidato.

G. Quali esperienze digitali sono a bordo?

H.W. Ecco che qui entra in gioco il nome Sphere: la sfera privata. Il rischio di restare costantemente connessi è quello di diventare troppo estroflessi e perdere la connessione con noi stessi. Ecco perché in macchina vogliamo creare una sfera privata protetta in cui ognuno sia sé stesso, può ascoltare musica, percepire il silenzio, isolarsi, oppure dialogare con gli amici sui social. Virtual reality, 3d, proiezioni non su schermi ma su legno, visori per combinare realtà virtuale e reale.

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G. Le Sphere saranno presto macchine vere da guidare su strada?

H.W. Possiamo ipotizzare dopo il 2026 e, ovviamente, non saranno identiche ai concept. Ma molti elementi tecnologici presenti verranno trasferiti presto nelle auto di tutti i giorni. Penso ai sistemi di assistenza predittivi evoluti, al gaming, a nuovi sistemi di interfaccia con l’ambiente esterno… Con l’Intelligenza Artificiale la macchina diventerà una fonte di dati dall’esterno verso il guidatore e viceversa. L’esperienza sarà sempre più personalizzata. Stiamo intrecciando, in modo sempre più stretto, l’originale esperienza di guida all’esperienza digitale.

G. Le case automobilistiche ci controlleranno in qualche modo?

H.W. Controllare non è un termine adatto. Le espressioni più adatte sono influencing, serving, shaping, suggesting. Il percorso è quello di prendersi cura dei propri clienti, fornendo soluzioni, non solamente digitali, per semplificare la loro mobilità. Le vetture saranno apparentemente uguali in ogni angolo del mondo, ma uniche al loro interno, perché ci sarà un portfolio di esperienze a definire la propria sfera personale. Adesso siamo pronti a farlo grazie ad una tecnologia che offre infinite possibilità.

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G. Activesphere è un’auto premium per uno stile di vita attivo. In che direzione va il progetto?

H.W. Quella della natura vista come esperienza da condividere: sciare, andare in bici, surfare, giocare a golf… Activesphere ha uno straordinario portfolio di servizi per chi pratica sport. L’altra prospettiva più ampia e che riguarda ogni investimento del brand è invece quella della sostenibilità. Ogni auto elettrica Audi già nasce oggi da una filiera zero emissioni. Dal 2025 ogni fabbrica sarà carbon-neutral, dal 2026 lanceremo solo veicoli elettrici, e dal 2030 avremo solo un portfolio totalmente elettrico. L’obiettivo è decarbonizzare per realizzare un sistema realmente ecosostenibile. Dalla produzione alla guida, passando per i materiali, ogni processo Audi sarà carbon free.

G. Una vera e propria rivoluzione su misura…

H.W. Una rivoluzione valoriale a misura di uomo. Il lavoro che stiamo facendo oggi rappresenta la base su stiamo costruendo il futuro della mobilità e il concept che abbiamo presentato qui a Cortina in anteprima mondiale ne è una rappresentazione.

G. Anticipate il futuro…

H.W. Stiamo costruendo la Next Gen Mobility.

Henrik Wenders con Fabrizio Longo, direttore Audi Italia.

gentleman editoraile aprile 24

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