Le fabbriche di cioccolato

di Giada Barbarani

Sempre più imprenditori italiani puntano sull’oro nero. Comprano, investono e rilanciano marchi storici, da Amedei a Peyrano. Ecco chi si nasconde dietro l’eccellenza gourmand, i nomi del gotha del cioccolato.

Michele Pontecorvo Ricciardi

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Michele Pontecorvo Ricciardi, presidente Amedei, vicepresidente Ferrarelle Società Benefit. @Guido Fuà

Come l’acqua per il cioccolato. Il titolo dell’opera della scrittrice messicana Laura Esquivel ben si sposa con la recente storia di Amedei, laboratorio artigianale di pasticceria di Pontedera acquisito, nel 2017, da Ferrarelle Spa.

«Amedei è nato in Toscana, tra le più influenti district valley del cioccolato italiano, perseguendo l’obiettivo di creare il miglior cioccolato in assoluto. Una missione che continua con l’acquisizione da parte di Ferrarelle Spa», spiega Michele Pontecorvo Ricciardi, classe 1984, presidente di Amedei e vicepresidente di Ferrarelle Società Benefit.

«L’eccellenza, del resto, è proprio alla base della nostra idea di fare impresa. Come imbottigliamo acque d’altissima qualità, così i nostri artigiani nella Maison di Pontedera lavorano il cioccolato, con sapienza e maestria, per creare tavolette, creme e praline di altissimo livello».

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I Grandi Cru firmati Amedei.

Una visione che, unita a un modello di business vincente, ha permesso ad Amedei di crescere e consolidare il proprio posizionamento anche all’estero. «Abbiamo consolidato la nostra presenza anche in mercati la cui tradizione non è strettamente legata a questo prodotto, come Cina, Giappone, Emirati Arabi Uniti. Un percorso che abbiamo scelto di portare anche ad Expo Dubai 2020, in qualità di Sustainability Partner e Platinum Sponsor del Padiglione Italia, dove saremo presenti con i nostri marchi Ferrarelle e Amedei».

Sostenibilità è una parola ricorrente nei discorsi di Pontecorvo Ricciardi, un caposaldo strategico, oltre che vocazione, a tutto campo: dai processi industriali ai progetti sperimentali che perseguono un innovativo modello di economia circolare, al controllo della filiera, dai semi del cacao pregiato (provenienti dalle piantagioni più nascoste e remote del mondo, come Madagascar, Venezuela, Giamaica, Ecuador, Perù, Trinidad e Grenada) al packaging.

Daniele Ferrero

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Daniele Ferrero, proprietario e presidente Venchi.

Qualità, sostenibilità e valorizzazione del territorio descrivono anche il Dna di Venchi, la secolare azienda cuneese comprata nel 1998 dall’imprenditore Daniele Ferrero, con altri soci (gli ultimi rumors parlano di un recente ingresso nel capitale anche di Nuo Capital, il più antico family office di Hong Kong che fa capo alla famiglia Pao, e della holding lussemburghese Jakyval, controllata da Edouard, Julie e Blaise Guerrand, gli eredi di Émile-Maurice, fondatore di Hermès), e che ha portato, in questi anni, a livelli mondiali.

«Venchi era una micro azienda, con un nome conosciuto, una bella storia centenaria e grandissime ricette. Il nostro,compito, in un momento di declino del marchio, era quello di prenderlo, puntare al top di gamma, affermare un’identità di gusto e portare il nome Venchi in tutto il mondo», spiega Ferrero.

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Mr. Venchi Experience Box, Kit Degustazione.

Obiettivo centrato, grazie alla qualità delle materie prime e a un controllo totale della filiera: il 95%,della produzione della nocciola delle Langhe Igp è stata, infatti, recentemente acquistata quest’anno da Venchi all’interno di un importante accordo di filiera con l’associazione di coricoltori piemontesi.

Alessandro Pradelli

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Alessandro Pradelli, proprietario dello storico marchio torinese Peyrano.

Rimanendo in Piemonte, a Torino, per la precisione, un nuovo nome si affianca a uno storico: è quello del giovane Alessandro Pradelli, classe 1984, laurea in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino e Mba alla Columbia, che ha deciso, dopo aver lavorato per Boston Consulting Group, di investire tutto in un marchio storico del luxury food: Peyrano.

«Ho sempre voluto essere un imprenditore», racconta Alessandro Pradelli, mischiando la riservatezza sabauda all’entusiasmo di un globetrotter. «Come esempi ho avuto mio nonno paterno, e, crescendo, uomini visionari come Richard Branson, Federico Marchetti, Bernard Arnault…

Sono i miei punti di riferimento, così come Marco Boglioli: il suo libro Piano piano che ho fretta è stato fonte d’ispirazione. Come loro aspiro a costruire delle società capaci di evolversi nelle generazioni, creando team solidi e validi, in grado di non perdere mai di vista il valore del brand».

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Per questo Natale, Peyrano ha realizzato i panettoni in collaborazione con la storica pasticceria Sant’Ambroeus di Milano.

Per questo quando ha deciso di rilevare Peyrano, ha riavviato subito il laboratorio e il negozio di via Moncalieri, mantenendo le stesse professionalità che hanno fatto del marchio quello che è. «Con noi ci sono persone che lavorano qua da oltre 30 anni», racconta.

Dietro le quinte, poi, un nome illustre: John Elkann. Il presidente di Stellantis ha, infatti, investito a titolo personale. «Ci siamo conosciuti alle Olimpiadi di Pechino 2008. Parlando gli ho raccontato la mia idea e, quando è stato il momento giusto, l’ho chiamato e lui ha risposto».

In effetti, Peyrano, per i torinesi, rappresenta tradizione, un legame con la città indissolubile. «Per tutti i torinesi, è memoria storica. La domenica andavamo a comprare i cioccolatini e quando arrivavo a casa non resistevo e, letteralmente, smontavo la scatola a due piani per recuperare quelli alle noci, i miei preferiti ancora oggi».

Di quel passato si mantiene tutto, valorizzandolo dov’è possibile, ma pronti ad accogliere le novità.

«Peyrano ha delle radici centenarie, fatte di passione, qualità e partnership importanti. Sono delle ottime fondamenta da cui ripartire. Ma bisogna migliorare ogni giorno, senza aver paura di sbagliare: la parola impossibile non esiste!», conclude Alessandro Pradelli.

Alberto e Tancredi Alemagna

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I fratelli Alberto e Tancredi Alemagna, di T’a Milano.

Così come hanno fatto i fratelli Alberto e Tancredi Alemagna, fondatori di T’a Milano. «T’a Milano nasce dalla volontà di portare avanti il nome della nostra famiglia e la lunga tradizione che il nostro bisnonno Gioacchino Alemagna iniziò oltre un secolo fa», raccontano i due fratelli.

«Oggi l’anima di T’a Milano è duplice: da un lato ci concentriamo sulla creazione di cioccolato e pasticceria artigianale, dall’altra ci dedichiamo a catering e banqueting. Ma le due anime si fondano sugli stessi valori: qualità, design, artigianalità, italianità, innovazione».

E voglia di mettersi in gioco, lanciandosi in nuove avventure, come con il marchio Cioccolato Gourmet, nato nel 2017, per venire incontro alle esigenze di una clientela sempre più evoluta e consapevole.

«Abbiamo notato come mancasse un’offerta di cioccolato artigianale made in Italy di alta qualità accessibile a tutti. Per questo è nato C/G Cioccolato Gourmet, il cui pay off, non a caso, è Arte Italiana. Con Cioccolato Gourmet diamo più spazio alla fantasia e creiamo prodotti innovativi, di tendenza.

Come Ciocosushi, una confezione con 20 praline di cioccolato con un  ripieno che ricordano i maki, accompagnate da bacchette di cioccolato fondente e dragées al wasabi; o Ciocoshaker, ripiene con i cocktail più amati (Mojito, Negroni, Gin Tonic)».

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La raffinata selezione di praline di T’à Milano allo Champagne Brut Grand Réserve di Comte de Montaigne.

Abbinamenti inediti e sorprendenti, che si affiancano, in carta, ai grandi i classici, come lo Champagne. E proprio con la Maison Comte de Montaigne l’ultima collaborazione.

«È nata dalla volontà di affrontare sempre nuove fide e sperimentare, ma soprattutto dalla condivisione degli stessi valori: la ricerca della qualità, dei sapori autentici e la gioia di regalare emozioni», concludono Alberto e Tancredi Alemagna.

gentleman editoraile aprile 24

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