Aperitivo in francese si dice Lillet

di Giuliana Di Paola

In Francia aperitivo si dice Lillet. Il vino fortificato di Bordeaux è anche fonte d’ispirazione per cocktail iconici, da 007 a Flavio Angiolillo

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Le tre etichette in commercio del Lillet, da sinistra: Blanc, Rosé e Rouge.

Da sempre a Bordeaux Lillet fa rima con apéro, aperitivo in francese si dice così. Antiche origini a parte, le sue tre etichette hanno tuttora un posto fisso dietro il bancone dei locali più alla moda. Il vino fortificato con gli stessi metodi dal 1872, dal 2008 è entrato nella galassia Pernod Ricard. Ma nel grande libro della mixology, il nome del vermouth francese l’ha scritto Ian Fleming: in Casinò Royale l’agente 007 chiede un Vesper Martini e spiega così la sua ordinazione: “Tre parti di gin, una di vodka e una di Kina Lillet”.

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L’agente 007 in Casinò Royal beve un Vesper Martini, a base di gin e Lillet.

Da allora aperitivo in francese si dice sempre Lillet, ma i tempi sono molto cambiati e di clienti che, su due piedi, creano un cocktail è rimasto in circolazione giusto George Clooney. Ma il Lillet non smette di essere una fonte d’ispirazione per i grandi del bere miscelato, come Flavio Angiolillo, l’uomo dietro ai molti dei locali di successo di Milano: da Mag e Barba agli speakeasy 1930 e Backdoor 43.

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Flavio Angiolillo, l’uomo dietro a molti locali di successo a Milano: da Mag a Barba, da 1930 a Backdoor 43.

Il suo Don Camillo è nato ad Assilah, “una cittadina di mare al nord del Marocco, punto d’incontro tra il Mar Mediterraneo e l’oceano Atlantico”, racconta Flavio Angiolillo. “Questo viaggio è stato fatto in collaborazione con Lillet per cercare inspirazioni culinarie e liquide per il menù di Iter. Iter è un locale situato sul naviglio a Milano che ogni 6 mesi cambia menu ispirandosi a un nuovo paese in modo da creare una fusione tra un’altra cultura e l’Italia.

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Don Camillo, un twist sul Negroni con i sapori della pasticceria marocchina e il profumo della Sangria.

Il nome, infatti, non deve trarre in inganno i fan di Guareschi: il don Camillo cui si riferisce non è lo storico nemico-amico di Peppone, a Camillo Negroni, il conte fiorentino anglofilo raffinato cui si deve l’invenzione del Negroni.

“Nel Don Camillo abbiamo unito i sapori della pasticceria marocchina e i profumi della Sangria in una variante del Negroni, appunto”, spiega Angiolillo. “Sangria perché Assilah è una vecchia colonia spagnola. Il conte Camillo Negroni diventa dunque Don Camillo, perché Don in spagnolo è un appellativo di nobiltà”.

Don Camillo

Ingredienti:

10 ml Lillet Blanc
10 ml Lillet Rouge
15 ml Lillet Rosé
20 ml Farmily Asia
25 ml Bitter Fusetti
6,25 ml Sciroppo di pesca, rosa e cannella.

gentleman editoraile aprile 24

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