Biondi-Santi, dove è nato il Brunello

di Nanni Delbecchi

La storia di Biondi-Santi, un romanzo lungo oltre un secolo, il cui primo capitolo inizia con l’invenzione del Brunello. Una storia che parte da Montalcino e parla di un’icona italiana in continua evoluzione

gentleman wine brunello biondi-santi Veduta Tenuta 1

Il vento soffia, come sempre a Montalcino, la bottiglia davanti a noi dice Brunello Biondi-Santi Riserva 2012, e io ripenso a com’ero, che estate era 11 anni fa. In quella bordolese di Brunello di Montalcino, come in tutti i grandi vini, dorme un frammento del tempo che fu in attesa di risvegliarsi nel palato. Il vento soffia, la bottiglia è stappata, i calici aspettano il loro turno.

Non c’è fretta. La fretta è la più grande nemica di casa Biondi-Santi.

Giampiero Bertolini, amministratore delegato Biondi-Santi.

Come mi spiega l’amministratore delegato Giampiero Bertolini, «e la bottiglia è fondamentale. Dopo che il legno ha trasmesso il tannico e ha dato struttura, arriva il respiro del vetro. E lì, nel tempo trascorso in ogni singola bottiglia, accade qualcosa di imprevedibile».

Bertolini, toscano di Firenze, è alla guida di Biondi-Santi da cinque anni, ossia da quando la Tenuta Il Greppo è stata acquisita dal gruppo francese del lusso Epi. Il proprietario, Christopher Descours, lunga esperienza nello Champagne e già presente nel Chianti Classico, ha voluto una guida italiana per questa icona mondiale del Made in Italy, così in Bertolini convivono l’entusiasmo di rilanciare il blasone Biondi-Santi con l’emozione del primo giorno di scuola, «quando per la prima volta ho attraversato il viale d’ingresso al Greppo, due filari di cipressi che chiudono fuori il resto del mondo».

gentleman wine brunello biondi-santi

Ogni giorno attraversando quel viale incontra la stessa emozione, ma senza fretta. L’ordine del tempo è fondamentale nello stile Biondi-Santi. Mai meno di dieci anni dalla vigna alla bottiglia per il Brunello, tre anni nelle botti di rovere di Slavonia (che diventano quattro nel caso della Riserva).

E questo è solo l’ultimo capitolo del romanzo dove sette generazioni si sono passate il testimone, perché i vini sono romanzi, tutti e due sono fatti di tempo.

Nel caveau della cantina del Greppo chiamato La Storica, dove le bottiglie più preziose dormono sottochiave, ce ne sono ancora due datate 1888, l’anno in cui Ferruccio Biondi-Santi ha l’intuizione di commercializzare il clone Sangiovese Grosso che il nonno Clemente aveva vinificato in purezza, e battezzato Brunello.

Era nata una stella che non avrebbe più smesso di brillare.

Nel 1917 a Ferruccio subentra il figlio Tancredi, al comando dell’azienda fino al 1970: «Dopo i pionieri, uno straordinario enologo e un innovatore. Fu lui negli anni Sessanta a scrivere le regole del Disciplinare e a far nascere il Brunello Riserva, che produciamo solo nelle annate particolarmente favorevoli».

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Altrettanto attivo e innovatore sarà il figlio di Tancredi, Franco Biondi-Santi, che, negli anni Settanta, isola diversi cloni di Sangiovese e ne sceglie uno, il BBS11, che porta il nome di famiglia. Proprio in quegli anni si mette in moto il cambiamento che avrebbe rivoluzionato la cultura del vino: Montalcino, da umile borgo agricolo, si scopre piccola capitale disseminata di produttori (si contano oltre 500 Brunelli), enoteche e pellegrini con il calice in mano.

Il mito Brunello si consolida e, nel 1994, Franco ne celebra la straordinaria longevità con una degustazione verticale di 15 annate di Biondi-Santi Riserva, dal 1888 al 1988. Cinque anni dopo, Wine Spectator pubblica la classifica dei 12 migliori vini del secolo: c’è un solo italiano, il Brunello di Montalcino Biondi-Santi Riserva 1955.

Adesso il nuovo capitolo di questo romanzo lungo un secolo è in mano a Giampiero Bertolini.

gentleman wine brunello biondi-santi Brunello 2017_ambientata

«Il concetto chiave della nuova gestione è evoluzione e non rivoluzione, il rilancio di un’icona italiana nel mondo attraverso importanti investimenti. Significa parcellizzazione e rigenerazione delle vigne, lotta al cambiamento climatico attraverso impianti innovativi, costruzione di una nuova cantina all’avanguardia, ma sempre conservando e dando valore alle parti storiche della tenuta…».

Brilla il rubino dentro il cristallo, sulle crete della Val d’Orcia il vento soffia multiplo e imprevedibile come sempre, perché suolo e microclima di Montalcino sono inseparabili dal suo vino, sono l’ago e la cruna, la natura e la storia. Il Brunello si è svegliato nei calici, ma ancora non è il momento di bere.

È il momento della luce, dei profumi e della meraviglia.

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«Ogni singola bottiglia è davvero diversa, scoprirla è sempre un momento di meraviglia, qualcosa di intangibile che precede il piacere della degustazione». La meraviglia che fa strada al palato, gli apre le porte, come vuole lo stile della tradizione Biondi-Santi.

«Vendemmia sempre un po’ anticipata per avere un’acidità maggiore, che si traduce in maggiore longevità del vino: lungo invecchiamento, freschezza, eleganza e profondità sorprendenti». Ovvero «grace under pressure», grazia sotto pressione, la definizione del coraggio secondo Ernest Hemingway che, di vini e di romanzi, se ne intendeva.

gentleman wine brunello biondi-santi Villa Greppo

La missione affidata a Bertolini e al direttore tecnico Federico Radi sta nella permanenza di questo stile coraggioso, un mondo e un tempo a parte: «Il Brunello Biondi-Santi è tra i pochi a uscire con un anno di ritardo rispetto alla maggioranza degli altri produttori; l’idea è produrre sempre una bottiglia in meno di quanto te ne chiede il mercato…».

Ora sì, il momento di assaggiare è arrivato, ma questo non si può trasmettere a parole. Si può solo ripetere quello che ognuno già sa dentro di sé: che c’è un solo modo per rimanere per sempre giovani. Saper invecchiare.

gentleman editoraile aprile 24

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