Farsi il proprio gin su misura è più che una tendenza, è un business con migliaia di etichette, soprattutto nel mondo dell’hôtellerie

Il gin brandizzato è un must have. Tra microdistillerie ed etichette prodotte in conto terzi la gin craze, infatti, non accenna a fermarsi. Si contano già sul migliaio di etichette made in Italy e i numeri non possono che crescere.
Farsi il proprio gin su misura grazie ad aziende con know how e competenze è un gioco da ragazzi e soprattutto conviene. Il fenomeno del private label, infatti, per hotel, ristoranti e locali non è solo uno sfizio, ma una scelta di marketing e anche un risparmio, visti i volumi di utilizzo del distillato al ginepro.
Come nel caso del Gin Peck. Lanciato in epoca di pandemia insieme a una linea di ready to drink quando i consumi casalinghi erano aumentati, è venduto nella gastronomia di via Spadari e soprattutto usato al bancone di Peck CityLife, che affolla l’aperitivo alle Tre Torri.

Lo stesso vale per Stilla Gin del Four Seasons di Milano, sviluppato da Luca Angeli alla guida dell’omonimo bar tempio del bere miscelato che anima la hall e la sontuosa corte del cinque stelle.
Per le botaniche il bar manager si è limitato a quattro, in omaggio al nome della catena, tra cui naturalmente spicca il Génépy. D’altra parte Luca Angeli ha messo a punto il progetto con le Distillerie Levi, fondate in Val d’Aosta da una famiglia originaria della Val di Giüst (Sondrio).
Nel mondo dell’hôtellerie il fenomeno è molto diffuso. All’Hotel de la Poste ha sviluppato oltre a un Gin Cortina anche una vodka Cortina. Mentre l’Hilton di Milano ha da poco lanciato il gin CotoliAMO dal nome del ristorante, che rende omaggio alla tradizione milanese.

Proprio alla tradizione gastronomica meneghina ha pensato Francesco Convertino, food & beverage manager dell’hotel, che accanto alle botaniche classiche aggiunge lo zafferano. E si abbina alla perfezione con le specialità milanesi dello chef Paolo Ghirardi, dall’Orecchia d’Elefante all’Ossobuco Burger.
Non poteva che chiamarsi a Il Principe il gin dell’omonimo albergo milanese di piazza della Repubblica, punto di riferimento per il business fin dai tempi dell’Italia del boom. Per svilupparlo il Principe di Savoia si è rivolto a Cillario & Marrazzi, distilleria artigianale che si specializzata in gin sartoriali.

Il fenomeno dei private label nel mondo dei distillati ha creato un vero e proprio indotto con aziende specializzate nel cucire addosso ai brand dalle botaniche all’etichetta. Oltre ai già citati Cillario & Marrazzi, Eugin a Meda, Piolo & Max e Gin012 microdistilleria sui Navigli.

A The Spiritual Machine si è rivolto lo chef Giancarlo Morelli. Appassionato del distillato al ginepro il patron del Pomiroeu, sul suo Gin di Gian, ci ha persino messo la faccia con tanto di occhiali e iconica montatura asimmetrica.

Il lancio ufficiale è stato a fine 2022, ma il Gian Tonic è da sempre il signature cocktail del Bulk, bar dell’Hotel Viu di cui Morelli cura la parte ristorativa. Quando dietro al bancone c’era ancora Ivan Patruno e oggi che ha passato il testimone a .
Discorso a parte per la gin craze è il Tripstillery, ultimo nato della premiata ditta Farmily di Flavio Angiolillo e affidato alle cure di Francesco Bonazzi, come per buona parte dei locali inaugurati del gruppo Mag, dall’Iter alla Pusterla.
Nel caso del locale di Porta Nuova si tratta del primo cocktail bar con microdistilleria. Tripstillery ha una produzione in continuo divenire. Dalla sua fondazione a settembre 2022 ha lanciato la serie di gin su misura dedicata alle città d’Italia. E, nel paese del 1.000 campanili, promette di una storia lunga e duratura.