Anche in Italia i ristoranti stellati si trovano a proprio agio nei musei. Ecco quali provare da Milano a Palermo, passando per Torino, Firenze e Napoli

Come si è passati dai toast che facevano concorrenza ai reperti nelle caffetterie alla costellazione di ristoranti stellati nei musei di oggi non è facile da spiegare. Come capita alle coppie ben assortite, fin dal primo giorno sembrano insieme da una vita.
Risto-museum worldwide
Da allora è stato un crescendo dal Nerua del Guggenheim di Bilbao a Le Frank della Fondation Vuitton di Parigi, che rende omaggio all’archistar Gehry, autore di entrambi, dal Rijks di Amsterdam a Le Môle Passedat del Mucem di Marsiglia, dall’Odette della National Gallery di Singapore al Fouquet’s del Louvre Abu Dhabi e Alain Ducasse all’Idam di Doha.
Vòce di Aimo e Nadia – Gallerie d’Italia – Milano
In questa storia d’affinità elettive un capitolo a parte merita il Gruppo IntesaSanpaolo che nelle sue Gallerie d’Italia investe in belle arti, ma sostiene anche la buona tavola, calibrando l’offerta gourmet, città per città.

Sono partiti da Vòce Aimo e Nadia in piazza della Scala, con un’offerta lunga come le giornate dei milanesi, dalle colazioni di lavoro alla cena. Ma oltre al caffè del mattino l’orario di maggior affluenza e gradimento è quello dell’aperitivo rito che si celebra all’altezza degli standard meneghini.

Scatto dei fratelli Costardi – Gallerie d’Italia – Torino
Anche a Torino il ristorante Scatto è un progetto che fa tutt’uno con la sua cornice e lo si capisce già dai titoli dei menù proposti, Disegno, Ritratto e Scatto libero, jam session della cucina dei fratelli Costardi.

Ma il rapporto con l’arte dei Costardi Bros di Vercelli era già visibile nel loro risotto al pomodoro in barattolo diventatom un’icona quanto la citazione della Campbell Soup di Andy Warhol,.
177Toledo di Giuseppe Iannotti – Gallerie d’Italia – Napoli
Per Napoli le Gallerie d’Italia si sono affidate a Giuseppe Iannotti. Lo chef del bistellato Krèsios di Telese Terme, nel capoluogo è partito con le idee chiare e un progetto articolato per lo splendido edificio anni 30 di Piacentini.

Ha iniziato dal piano strada un anno fa con il bistrot Luminist per arrivare quest’estate al fine dining del 177Toledo, all’ultimo piano come il bar Anthill, la collina delle formiche, animale portafortuna di chef Iannotti, con magnifico terrazzo e vista a 360° gradi sulla città da centellinare con uno dei cocktail della giovane bar lady Anna Garruti, originali fin dalla drink list: dieci signature oltre ai classici, presentati in una scatola da medicinale scritto sul bugiardino. Formato scherzoso che va alle origini del bere miscelato: i primi aperitivi nascono ai tempi di Esculapio per combattere l’inappetenza.

Giacomo Arengario – Museo del Novecento – Milano
A rompere il ghiaccio del cocktail risto-museale è stato Giacomo Arengario a Milano nel 2010, da allora il Museo del Novecento è legato a due icone, il neon di Lucio Fontana e le sue sale stile Mongiardino con vista Duomo. Da lì è stato tutto un crescendo da coro di Verdi.
Enrico Bartolini – Mudec – Milano
La scalata all’Olimpo di Enrico Bartolini, lo chef più stellato d’Italia. è partita proprio dal Mudec. E aprendo qui al Museo delle Culture di Milano, nel 2016, ha spostato il baricentro del fine dining verso zona Tortona.

Torre – Fondazione Prada – Milano
Altra posizione eccentrica da zona 1 è stata quella del ristorante Torre affidata da Miuccia Prada alle giovani e abili mani di Lorenzo Lunghi che diverte tanto quanto l’atmosfera alla Wes Anderson che lo circonda.
Andrea Aprea – Fondazione Luigi Rovati – Milano
Così quando Andrea Aprea ha lasciato il Park Hyatt in Galleria per trovare un posto tutto suo, il piano sopra la Fondazione Luigi Rovati è sembrato l’approdo più naturale del mondo.

Una perfetta simbiosi. Come le immagini in bianco e nero di Jodice fanno da perfetta entrée per l’esplosione del tramonto sui Giardini di Porta Venezia nei toni del suo Uovo al Purgatorio del menù Partenope.
Bistrò di Tommaso Arrigoni – Palazzo Strozzi – Firenze
La lunga storia d’amore tra bello e buono si estende per tutta la Penisola. Da Torino con la Venaria Reale e Spazio 7 della Fondazione Sandretto a Firenze col fresco d’inaugurazione del Bistrò di Palazzo Strozzi con arredi di Fabio Novembre affidato a Tommaso Arrigoni.

Passando per il Centro Pecci di Prato, famoso per l’arte contemporanea tanto quanto per il Myo di Angiolo Barni, il Senso e il bistro del Mart di Rovereto affidato ad Alfio Ghezzi dello stellato Locanda Margon, fino al Mec di Palermo.

Mec di Carmelo Trentacosti – Mec – Palermo
Come suggerisce l’acronimo (meet, eat, connect), il museo dedicato all’innovazione informatica nasce già come progetto integrato e cenare tra i gadget Apple di Steve Jobs in un palazzo del ’500 con vista Cattedrale è la cornice perfetta alla cucina siciliana 2.0 di Carmelo Trentacosti, con la tradizione rivista al futuro, dalla pasta con le sarde allo sfincione con acciughe, cipolle, provola e mollica di pane dorata.
