Tutte le sfumature del rosé

di Cesare Pillon
Il rosè sarà il protagonista dell'estate
Cantine Umberto Cesari

Grazie alla sua versatilità, il rosato si sta confermando uno dei vini più amati, non solo dai Millennials. E l’offerta è sempre più ampia

Il rosè sarà il protagonista dell’estate. E sarà di color rosa, piuttosto pallido.

A farlo prevedere è il mutamento di abitudini alimentari provocato dalla pandemia di Coronavirus, che, per più di un anno, ha costretto tutti a consumare in casa i pasti.

Chi non ha rinunciato al vino si è, infatti, reso conto che in questa situazione il più raccomandabile è proprio il rosato. Non foss’altro per la sua versatilità, che consente di abbinarlo felicemente a ogni tipo di cibo e di cucina.

Paradossalmente cioè per lo stesso motivo per cui lo si beveva raramente: perché non è né (solo) carne né (solo) pesce. Sta di fatto che l’offerta di questa tipologia è oggi particolarmente vivace nella Penisola.

I produttori si propongono di sfruttare l’espansione dei consumi in corso all’estero, dove ogni 100 litri di vino fermo se ne vendono 11 di rosé. Ma anche di conquistare più ampi consensi nel mercato interno facendo leva sui Millennials, i più aperti al nuovo.

Un mercato in crescita: all’estero, per ogni 100 litri di vino fermo
se ne vendono, infatti, 11 di rosé

E il nuovo è il rosé della Provenza, la versione francese che domina i mercati con il 31% della produzione totale e ha saputo diffondere in tutto il mondo l’apprezzamento per il suo tenue colore.

È ispirandosi perciò a questo modello che dalle Alpi a Capo Passero, e oltre, sta nascendo una generazione di vini rosa Igt, che così si distinguono dai tradizionali rosati Doc, anche quando sono della stessa regione.

Il rosè sarà il protagonista dell'estate
Pfeffener Pink, Colterenzio.

E difatti è nell’Alto Adige del Lagrein Krezter Doc che è nato il Pfeffener Pink Igt, la più recente creazione di una cooperativa, Colterenzio, famosa per l’alto profilo della sua produzione: rosa molto chiaro, è fresco, gioioso, con una nota leggermente aromatica (Pfefferer significa pepato).

L’enologo Martin Lemayr lo realizza vinificando una selezione di diverse varietà d’uva, ma non dice quali: il Pfefferer Pink deve esprimere la tipicità del territorio, che è unico, non dei vitigni, che possono essere coltivati ovunque.

Dalle alpi all’etna, alla maremma, sta nascendo una generazione di vini rosa Igt

Il Costa di Rose, al contrario, nasce dall’orgoglio di un’azienda, la Umberto Cesari, per aver portato alla sua massima espressione in Romagna un vitigno, il Sangiovese, da cui aveva ricavato anni fa perfino un profumo.

In questa insolita interpretazione ha color rosa antico e nel suo intenso profumo fruttato si avvertono fragola, mirtillo e melagrana. «È un vino informale e allo stesso tempo ricercato», dice il suo produttore, Gianmaria Cesari.

Il rosè sarà il protagonista dell'estate
Costa di Rose, Sangiovese rosé, Umberto Cesari

Uno dei marchi più gloriosi della Toscana, Antinori, ha invece realizzato il suo rosato più ambizioso con le uve di Aleatico. Lo produce nella Fattoria Aldobrandesca, di sua proprietà nella Maremma meridionale, e per sottolinarne il prestigio lo ha chiamato A, l’iniziale di Antinori.

È di color corallo, ma tenue; esprime con raffinatezza l’intensa aromaticità dell’Aleatico, rosa, gelsomino, albicocca e agrumi; e gratifica il palato con l’eleganza della sua sapida freschezza.

Nasce, invece, in una delle vigne di più elevata altitudine d’Italia, oltre 600 metri, il Rosato dell’Etna Graci. Ed è per questo che da un anno all’altro è diverso. La sua variabilità, di cui le uve autoctone di Nerello Mascalese sono interpreti camaleontiche, confessa il produttore Alberto Aiello Graci, «emoziona anche noi».

Anche perché dal terreno vulcanico questo rosato, che ha la tinta leggera del rame, trae comunque mineralità e persistenza.

Il rosè sarà il protagonista dell'estate
Rosato dell’Etna, Graci.

La fioritura di tutte queste gemme Igt non ha impedito ai 40 giudici (belgi) del Concours Mondial de Bruxelles, che hanno operato una Selezione Rosé su mille vini provenienti da tutto il mondo, di premiare, nel marzo scorso, un tradizionale Cerasuolo d’Abruzzo Doc.

Vino prodotto dalla famiglia Terzini a Tocco di Casauria, con una Gran Medaglia d’Oro e con il trofeo Rivelazioni come il migliore dei 225 rosati d’Italia presenti.

Il Cerasuolo Terzini si segnala per fragranza, consistenza ed equilibrio, ma la sua duplice affermazione dimostra che per un rosato italiano non è indispensabile il pallore per aver successo. Anche all’estero.

gentleman editoraile aprile 24

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