In bella vista

di Claudio Costa - Illustrazione di Chris Burke

Dalle umili origini al successo universale. Da attrezzo di lavoro a icona glamour. L’estate riporta gli occhiali da sole alla ribalta. Da cui non sono mai usciti

Gentleman-Magazine-Italia-Burke-Sunglasses

Fanno parte della storia del cinema: da Audrey Hepburn, davanti alle vetrine di Tiffany, ai Blues Brothers, in fuga dalla polizia; da Tom Cruise, in veste di top gun, a Keanu Reeves, in lotta con la matrice del cyberspazio, fino ai tantissimi film in cui Paul Newman, Steve McQueen o Marlon Brando li hanno resi indispensabili al personaggio di bel tenebroso.

Sì, gli psico-sociologi (meglio conosciuti come tuttologi), concordano: merito di Hollywood se gli occhiali da sole sono diventati un’icona universale, accessorio di massa e di élite. Tanto pop quanto sofisticato, venduto per pochi euro nella bancarella vicino alla spiaggia o in una blindatissima gioielleria.

Come i Cartier Panthère, zaffiri e diamanti a pioggia, da 150mila dollari o gli Shiels Emerald, da 200mila, lenti di smeraldo in memoria di Nerone che amava osservare i giochi del circo attraverso quella varietà di berillo….

Certo, oltre all’appeal dei divi ha giocato il potere enigmatico, l’aria di impenetrabilità e imprevedibilità (il «sintomatico mistero» di cui cantava Franco Battiato?) che gli occhiali da sole conferiscono anche ai lineamenti più comuni.

E, a proposito di lineamenti… gli studiosi di estetica (meno tuttologi e più pratici), fanno notare che le lenti scure rafforzano la simmetria nella zona degli occhi, nascondono qualche pecca e ringiovaniscono l’intero volto.

E pensare che la fenomenologia globale degli occhiali da sole (nonché la loro economia valutata sui 30 miliardi di dollari l’anno per i griffati), nacque intorno al 1908 in una fabbrica del Lancashire per proteggere gli operai dai raggi infrarossi emanati dalla fornace.

I soliti occhiali scuri non bastavano e fu un anziano oculista locale, tal William Crookes, a creare lenti capaci di intercettare persino i raggi ultravioletti. Strumenti di lavoro diventati cult fashion, come i jeans destinati a minatori e mandriani, o il trench ai militari.

In termini aulici: eterogenesi dei fini. Più semplici: una botta di fortuna.

 

gentleman editoraile aprile 24

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