Tempo d’avanguardia

di Davide Passoni

Tag Heuer anticipa il futuro

Frédéric Arnault, ceo di TAG Heuer.

La creatività e le idee non si fermano mai. Anche quando esco dall’ufficio, senza il mio
team, continuo a pensare al lavoro, la mia vera passione». Per Frédéric Arnault, ceo di Tag Heuer da luglio 2020, l’etica del lavoro è una questione di Dna. Figlio di Bernard Arnault, fondatore del Gruppo del lusso Lvmh, porta la freschezza e l’entusiasmo dei suoi 27 anni in un marchio che di anni ne ha 162 e che sta gestendo con una chiara visione di business, bilanciando tradizione e futuro. Completo blu, camicia floreale, sneakers, ha incontrato Gentleman in occasione dell’inaugurazione della boutique Tag Heuer in via Condotti a Roma, lo scorso settembre. Tra gli invitati presenti, anche l’attore, ambassador del brand e pilota Patrick Dempsey, ritratto con la Porsche 963 Penske, che corre il campionato mondiale di endurance, per sigillare la partnership tra il marchio di orologi e quello automobilistico.

Gentleman. Se potesse definire il brand con una parola, quale userebbe?
Frédéric Arnault. Sceglierei sicuramente avanguardia.
G. Del resto, la A di Tag Heuer sta per «avant-garde».
F.A. È nel Dna di Tag Heuer, non solo nel nome. Mettiamo l’avanguardia al centro di tutto ciò che facciamo, sia che si tratti di un orologio connesso con tutta la tecnologia che lo costituisce, sia che si tratti di un orologio meccanico con un movimento sofisticato, micromeccanica di altissimo livello, movimenti al quarzo o a energia solare, materiali preziosi. Non a caso siamo stati i primi a investire nello sviluppo di diamanti da laboratorio.

Connected Calibre E4 – Porsche Edition.

G. Gli orologi meccanici possono essere considerati a tutti gli effetti dei dispositivi tecnologici: quanto è importante la tecnologia nella sua vita?
F.A. È molto importante, del resto sono un ingegnere. Ho studiato matematica, informatica, sono anche appassionato di fisica e ciò che amo dell’orologeria, e del brand in particolare, è il connubio tra alta tecnologia ed emozioni, desiderabilità, marketing sofisticato, passione. È un mix molto particolare che l’industria dell’orologeria possiede.
G. Quale valore aggiunto porta a un marchio con una storia così illustre?
F.A. Ho ritenuto importante fin dall’inizio avere un approccio umile, rispettare il brand. Ho passato molto tempo a studiare l’heritage, i valori, i prodotti di Tag Heuer: in orologeria è importante restare fedeli a ciò che si è, ma dobbiamo anche essere certi di restare al passo con i tempi in modo che le nuove generazioni ci capiscano, ci apprezzino. Se non siamo capaci di adattare le nostre strategie di marketing e i nostri messaggi in modo che siano moderni, c’è il rischio di diventare obsoleti. Questa è la mia ossessione: come posso restare rilevante, parlare alle nuove generazioni? Tag Heuer è ed è sempre stato il primo orologio di lusso che un appassionato può acquistare e questo va trasmesso anche alle nuove generazioni.

Tag Heuer anticipa il futuro
Patrick Dempsey, ambassador Tag Heuer, e Frédéric Arnault all’opening in via Condotti.

G. Sempre più brand della moda creano business unit dedicate all’alta orologeria anziché dare i propri marchi in licenza: che cosa ne pensa?
F.A. C’è stato sicuramente un forte trend nell’universo dei fashion watches, ma non sempre gestito correttamente dai brand. Penso a prodotti che hanno mantenuto un livello di qualità costante, senza puntare in alto, e con cicli di vita molto brevi. Ora i marchi della moda hanno capito che è necessario creare icone: non serve cambiare ogni sei mesi il design di un prodotto o lanciarne di nuovi, bisogna investire su know-how specifici, sulla ricerca e sullo sviluppo. Se guardo all’interno del nostro Gruppo, l’esempio più evidente è Louis Vuitton: per quanto riguarda il settore segnatempo è a tutti gli effetti un brand orologiero.
G. Che cosa ama fare Frédéric Arnault quando si toglie la giacca e di gode il suo tempo libero?
F.A. La mia più grande passione è la musica classica, il pianoforte in particolare. Lo suono fin da quando ero piccolo. Poi sono appassionato di molti tipi di sport, specialmente di sci, tennis e golf. Amo molto anche i motori: li seguo da spettatore, ma non mi metto al volante per correre.

gentleman editoraile aprile 24

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