Yachtsman: Marco Tronchetti Provera

di Giuliano Luzzatto

Al comando di Pirelli e dello spettacolare Kauris IV, Marco Tronchetti Provera racconta la sua passione per la vela e il legame con Luna Rossa

Marco Tronchetti Provera, al comando di Pirelli e dei suoi mega yacht a vela Kauris.

Con la sua passione per la vela e le belle barche, Marco Tronchetti Provera è il perfetto yachtsman dei tempi moderni. La sua naturale eleganza rende il vicepresidente esecutivo di Pirelli protagonista tanto in un evento formale a terra, quanto in alto mare durante una burrasca, al timone del suo maxi yacht Kauris, da sempre un punto di riferimento estetico e tecnologico per gli appassionati. Non solo, il suo impegno si estende fino all’America’s Cup, con Luna Rossa Prada Pirelli: una partnership tecnologica che va oltre la sponsorizzazione. Come racconta a Gentleman.

Gentleman. Non tutti lo sanno, ma l’America’s Cup è soprattutto una sfida tecnologica nazionale: la costruzione della barca e molti dei componenti devono essere prodotti nel Paese che lancia la sfida. Dopo l’edizione di Valencia 2007 sempre con Luna Rossa, la scelta di partecipare una seconda volta è dipesa dall’opportunità offerta da questa vetrina, eccellente, del Made in Italy?
Marco Tronchetti Provera. Sicuramente. L’America’s Cup è il vertice mondiale della vela, dal 1851: è, infatti, il trofeo sportivo più antico in assoluto. In più, in questa edizione, i protagonisti sono gli AC75, barche straordinarie e innovative che tutti abbiamo visto volare sull’acqua, un fantastico concentrato di tecnologia.

Su Luna Rossa troviamo il meglio della ricerca tecnologica italiana.

G. Quanto ha influito la sua passione per la vela sulla scelta di affiancare Luna Rossa come Title sponsor?
M.T.P. Prima di tutto viene l’interesse dell’azienda. I nostri esperti di marketing e comunicazione, con i responsabili del brand, valutano il progetto. Una volta approvato, sono libero di dare sfogo alla mia passione. L’America’s Cup è un evento di straordinaria risonanza mondiale.

G. Pirelli sponsorizza l’Inter ed è fornitore esclusivo in Formula 1: l’America’s Cup può essere considerata come la ciliegina sulla torta dell’eccellenza sportiva?
M.T.P. L’America’s Cup è parte dell’eccellenza sportiva e dovunque ci sia un alto livello di competizione e di tecnologia c’è l’interesse di Pirelli a mettere in evidenza le tecnologie e i materiali utilizzati su Luna Rossa. Richiamandoci alla Formula 1, abbiamo un’esperienza specifica abbastanza sofisticata sull’uso dei materiali legata ai punti di contatto, che sia terreno o acqua. Sull’AC75 Luna Rossa abbiamo contribuito con tecnologie legate alla gomma, naturale e sintetica, applicata sui foil e sul timone, cui si è aggiunto un contributo dei nostri ingegneri per la dinamica dei flussi e l’aerodinamica.

G. Che cos’ha provato quando Luna Rossa ha vinto la Prada Cup?
M.T.P. Un’emozione enorme, vissuta rigorosamente in diretta notturna: non riesco a guardare in differita eventi di questo genere. Quando Checco Bruni ha urlato «Siamo italiani!» al traguardo della Prada Cup, è riuscito a esprimere un’emozione che riguarda e coinvolge tutti noi italiani, e non solo. L’America’s Cup rappresenta il top delle competizioni veliche, da 170 anni. Se consideriamo che l’Italia ha iniziato a partecipare a questa competizione molto dopo le nazioni anglofone (nel 1983 con Azzurra), e Luna Rossa, dal 2000, sta lanciando con costanza e perseveranza le sue sfide… posso dire che il mio amico Patrizio Bertelli (ceo di Prada e presidente di Luna Rossa Prada Pirelli, ndr), ha superato Sir Thomas Lipton per numero di sfide lanciate (cinque tra il 1899 e il 1930, ndr).

Marco Tronchetti Provera al varo di Luna Rossa con Patrizio Bertelli e Miuccia Prada.

G. Luna Rossa non è purtroppo riuscita a portare in Italia l’America’s Cup: resta un risultato eccellente, il migliore per un team italiano…
M.T.P. È stata un’avventura fantastica, peccato per il risultato che non premia il lavoro, l’impegno e il talento dei nostri ragazzi. È mancata solo un po’ di fortuna, Luna Rossa è riuscita con poche regate a entrare nel cuore degli italiani e a regalarci un sogno in un momento difficile.

Fare il tifo per il Tricolore è un modo sempre bello
per ritrovarsi e condividere attimi pieni di passione, un’iniezione
di leggerezza ed energia che ha fatto bene a tutti.

Da parte di Pirelli e mia, un grande applauso al vincitore, Team New Zealand, e un abbraccio a tutti i componenti di Luna Rossa Prada Pirelli. Mai una barca italiana era arrivata così lontano.

G. Qual è il suo legame con Patrizio Bertelli?
M.T.P. Ci lega la stessa passione per la vela. E quando ha lanciato la sfida alla 32ª America’s Cup, quella di Valencia nel 2007, ne abbiamo parlato, mi ha convinto che era un progetto affascinante e così è stato. Abbiamo supportato Luna Rossa sia come Telecom Italia sia come Pirelli. Ma il percorso di avvicinamento è precedente grazie a regate di risonanza mondiale e di grande successo come quella di Trapani nel 2005, quando le acque della Sicilia ospitarono, infatti, un Act della competizione velica più prestigiosa al mondo.

G. La passione per lo yachting da dove nasce?
M.T.P. Da bambino, con mio padre, ospiti di un suo amico che aveva una Star: mi sembrò grandissima! Ricordo la prima, grande emozione, di uscire a vela da Portofino, per poi proseguire sul Beccaccino di mio padre… A 25 anni comprai la mia Star, costruita sul Lago di Como da Lillia, un’altra eccellenza italiana nel mondo. E un paio d’anni dopo, acquistai il mio primo cabinato, un J/24 con il quale iniziai a regatare. Da allora non ho più smesso.

Marco Tronchetti Provera, al timone.

G. Che cosa significa, per lei, essere uno yachtsman?
M.T.P. È un insieme di sensazioni: la libertà di stare a contatto con la natura, quell’emozione unica di muoversi silenziosamente spinti da una bava di vento, ma anche l’adrenalina che si prova durante una burrasca. Sia in regata sia in crociera tutta l’attenzione è dedicata a portare la barca al meglio in base alle condizioni del mare e del vento, sempre alla ricerca del punto di equilibrio. È un esercizio molto piacevole, gli altri pensieri rimangono a terra.

G. Tutti i suoi yacht si chiamano Kauris: da dove deriva questo nome?
M.T.P. In filandese significa Capricorno, che è il mio segno zodiacale. Il primo Kauris era uno Swan 59, progetto di German Frers costruito in Finlandia dal cantiere Nautor. La scelta del nome è dunque legata sia al luogo di costruzione, sia al suono della parola, che mi piace molto.

G. L’ultimo, il Kauris IV, recentemente varato, in che cosa lascerà il segno?
M.T.P. Saranno gli altri a dire se anche Kauris IV lascerà un segno. Per me, una barca deve offrire anche un’emozione estetica. Le mie barche sono sempre state disegnate da German Frers, ma accanto a me ho avuto la fortuna di avere come consulente il fondatore di Wally, Luca Bassani, il più grande innovatore nel mondo della vela da 35 anni a questa parte. La ricetta per i miei yacht è: progetto di Frers, che unisce magistralmente l’estetica e la performance, con la tecnologia e l’esperienza di Luca e un pizzico della mia passione. Di Kauris IV, ammiro in modo particolare la qualità della costruzione, opera di un cantiere che è un fiore all’occhiello dell’Italia, Persico Marine. La loro capacità nella lavorazione della fibra di carbonio è straordinaria, così come lo sono gli impianti oleodinamici di bordo, prodotti da Cariboni, leader mondiale nel settore dell’idraulica applicata alla vela. Il fatto che siano entrambi fornitori di Luna Rossa dimostra che mi sono affidato alle giuste eccellenze.

Una veduta di Portofino, luogo del cuore di Marco Tronchetti Provera. @Jonas Fink on Unsplash

G. Come vive oggi la sua barca?
M.T.P. Kauris IV è un compromesso tra velocità ed estetica: confortevole in crociera, ma nata per essere veloce. Spero di avere il tempo per qualche regata, quando la pandemia lo consentirà. In crociera porto la famiglia e qualche selezionato amico. Ma amo anche navigare da solo con l’equipaggio: persone che considero amici, con me da ormai 40 anni.

G. I luoghi più belli per navigare?
M.T.P. Amo il Mediterraneo, in particolare l’Italia, che offre luoghi splendidi: da Portofino, dove sono di casa, alla Sardegna, dall’Argentario alla Sicilia, con Trapani.

G. Quanto la sua esperienza di top manager è stata utile nella gestione degli equipaggi in regata?
M.T.P. Tutti gli sport sono una scuola di vita e ognuno ha l’opportunità di imparare molto. La vela, in particolare, è uno sport di squadra, dove il rispetto delle regole è fondamentale e la gestione dell’imprevisto fa parte delle emozioni di una regata.

Stare al timone significa avere la responsabilità di guidare gli altri.

Spesso ci sono momenti di tensione, ma, anche a distanza di tanti anni, è bello ricordarli con gli amici di allora, che continuano a essere poi gli stessi: in gran parte velisti abili, ma per diletto, cui si aggiunge qualche professionista a cui sono particolarmente legato, come Tiziano Nava, tattico di Azzurra, e Francesco De Angelis, il primo skipper di Luna Rossa.

Lo storico Yacht Club di Genova.

G. Come vive il suo yacht club, lo Yacht Club Italiano?
M.T.P. Sono iscritto a vari club, non solo velici, ma, purtroppo, non ho il tempo per frequentarli come vorrei. Lo YCI ha una tradizione bellissima e sono onorato di farne parte. Tra i soci ho tanti amici e tra di noi si è creato uno spirito di appartenenza, anche al di fuori della sede di Genova.

gentleman editoraile aprile 24

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