Il lusso celebra l’Earth Day

di Giuliana Di Paola

Anche il lusso celebra l’Earth Day. Il 22 aprile si celebra la Giornata Mondiale della Terra. Istituito nel 1970 dall’Onu, l’Earth Day è riuscito a mobilitare oltre un miliardo di persone in tutto il mondo. Ogni edizione ha un tema diverso.

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Quella del 2021 è Restore Our Earth, riparare il Pianeta cercando di rimediare ai danni già provocati all’ecosistema. Tema caro al mondo lusso, in generale, e della moda, in particolare, come ha confermato il Milano Finanza Global Summit di quest’anno e il suo parterre d’eccezione.

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Gregorio De Felice, Head of Research and Chief Economist, Intesa Sanpaolo.

I fattori chiave per superare la tempesta perfetta della pandemia, secondo il think tank del convegno ideato da Class editori nel 2002, sono tre: sostenibilità, digitale e Big data. In quest’ordine, perché «Investire nel green sarà un macro trend mondiale», ha previsto Gregorio De Felice, Head of Research and Chief Economist, Intesa Sanpaolo. «Il ritorno alla crescita sarà lento, ma sostenibilità e digitalizzazione saranno la carta vincente».

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Marie-Claire Daveu, , chief sustainability officer e head of international institutional affairs di Kering.

«Dobbiamo comprendere cos’è la biodiversità e agire», non ha dubbi in materia Marie-Claire Daveu, chief sustainability officer e head of international institutional affairs di Kering, «siamo sulla buona strada ma abbiamo ancora molto da fare. Le sfide da affrontare sono enormi e possono essere raggiunte solo cambiando il paradigma attraverso azioni collettive. I top manager hanno la responsabilità di dare la stessa importanza all’obbiettivo etico che si dà a quello finanziario. Il vantaggio del bonus qualitativo è percepibile e diventa un incentivo all’azione».

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Luca Arnaboldi, managing partner dello studio legale Carnelutti.

L’impegno del lusso nel campo dell’Esg (Eenvironmental, social and corporate governance) è in costante aumento. «Per passare dalla teoria alla pratica, però», sottolinea Luca Arnaboldi, managing partner dello studio legale Carnelutti, «dovremmo inventarci un bonus fiscale.

Occorre istituire un incentivo per le aziende che investono in questi criteri. Quando si chiede alle imprese di farsi carico anche di questi aspetti, inevitabilmente lo Stato ne ha un vantaggio. E questo si deve tradurre in un bonus fiscale per le aziende».

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Renzo Rosso, a capo di Otb, holding a cui fanno capo i marchi Diesel, Maison Margiela, Marni, Viktor&Rolf e Amiri.

Il fashion segna un cambio di passo decisivo. Da settore con forte impatto dal punto di vista della sostenibilità a esempio di buone pratiche. «Abbiamo sbagliato tanto in passato ma oggi la sostenibilità può ridare luce al nostro Paese.

Sostenibilità non è solo un jeans riciclato, ma un modo di vivere, un sistema sociale, un interfacciamento con chi lavoriamo», spiega Renzo Rosso, numero uno di Otb, holding da 1,5 miliardi, a cui fanno capo i marchi Diesel, Maison Margiela, Marni, Viktor&Rolf e Amiri, sottolinenando che «L’imprenditoria tricolore oggi deve essere aiutata e premiata, perché può guidare la filiera dall’inizio alla fine».

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Luca Sburlati, ceo di Pattern group.

L’aspirazione è estendere il tema della sostenibilità su tutta la filiera. «Il nostro obiettivo è diventare carbon neutral nel 2023», dice Luca Sburlati, ceo di Pattern group, società leader nello sviluppo, prototipazione e produzione di linee di abbigliamento. «La sostenibilità applicata a tutta la filiera della moda sta diventando una realtà. Un anno fa abbiamo variato il processo della modellistica da un sistema in due dimensioni a 3D con software di progettazione evoluti.

Oggi, la pandemia ha accelerato il processo: siamo arrivati al 50% delle operazioni di prototipia realizzate in maniera virtuale. l designer possono immaginare e creare molte più combinazioni, l’impatto dei viaggi si è dimezzato e l’utilizzo della materia prima è più coerente».

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Hélène Valade, environmental development director di Lvmh.

La moda deve consolidare l’alleanza tra natura e creatività, due elementi che devono incrociarsi e viaggiare di pari passo, come spiega bene Hélène Valade, environmental development director di Lvmh, dal 1992 impegnato sul fronte della sostenibilità. «Stiamo lavorando a una nuova definizione del lusso. Non solo fashion. Noi vogliamo essere utili alla società. Il green non è una politica che aggiungiamo al business, ma è parte integrante di esso». Perché il green è appunto il miglior investimento sul futuro.

gentleman editoraile aprile 24

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