I migliori ristoranti di Dubai

di Giuliana Di Paola

Oasi nel deserto Dubai è un porto sicuro per l’élite internazionale. Ecco i migliori ristoranti per fare il giro del mondo a tavola nella città dei record

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La terrazza della Cantine du Faubourg con vista sui grattacieli di Dubai.

Famosa per i suoi record attira turisti con 152 menzioni nel Guinness dei primati, Dubai è in realtà un’oasi di pace nel deserto e un porto sicuro per l’élite internazionale. Non a caso, come a New York, qui a Dubai ci sono i migliori ristoranti in una manciata di km si può fare il giro del mondo a tavola.

Twiggy DubaiPorto Franco

Dubai è anche un porto franco con una mentalità (e fiscalità) simile a Montecarlo e la Svizzera, ma con un clima mite per quasi tutto l’anno senza contare le spiagge del Golfo Persico, decantate dai viaggiatori di tutto il mondo da qualche millennio a questa parte. Ecco perché tutto il mondo è a Dubai, ci è arrivato prima dell’Expo e ci resterà anche dopo il 31 marzo.

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Una vista dall’alto dei padiglioni di Expo Dubai.

Melting Pot

In primavera, quando chiuderanno i padiglioni di Expo, resterà il flusso di gente che rende questa città stato degli Emirati simile a New York. Un melting pot fatto non di turismo mordi e fuggi, ma di una vera e propria comunità internazionale che già prima della pandemia, e figurarsi dopo, ha scelto di approdare in questo porto sicuro.

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Il padiglione Italia a Expo Dubai pensato da Carlo Ratti e Italo Rota.

La città dei record

Certo, i record non guastano. Il panorama mozzafiato dai grattacieli come il Burj Khalifa (828 metri) o dalla nuova ruota panoramica Ain Dubai (250 metri contro i 135 del London Eye). Le isole artificiali a forma di palme o mondo. Un tuffo di 60 metri nel Deep Dive, la piscina più profonda al mondo. O lo spettacolo di 40 minuti di giochi pirotecnici per accogliere il 2022.

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Il Borro Tuscan Bistrot di Dubai è l’11° dei 50 Best Mena’s Restaurants, ossia nell’area di Medioriente e Nord Africa.

Il Borro Tuscan Bistrot

La verità è che a Dubai le cose si fanno in grande. Non a caso qui ci sono tutti i grandi player dell’intrattenimento e della ristorazione che, come spesso succede, ai vertici parla italiano. Come al Borro Tuscan Bistro di Dubai, unico inserito nella 50 Best Mena’s Restaurants. La classifica relativa all’area di Medioriente e Nord Africa in cui ha conquistato l’11³ posizione.

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Il Ristorante – Niko Romito all’interno del Bulgari Resort di Dubai.

Il Ristorante – Niko Romito

Aperto cinque anni fa all’interno del Bulgari Resort Dubai, Il Ristorante – Niko Romito è stato affidato dallo chef tre stelle Michelin a Giacomo Amicucci, emiliano con esperienze all’estero che, di ritorno dall’Australia, è diventato il suo alter ego negli Emirati.

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Il bancone dello Zuma di Dubai, 17° tra i World’s 50 Best Bars, gestito da Laura Marnich.

Zuma – Izakaya ben miscelato

Si parla italiano anche dietro il bancone dei migliori locali. Dietro quello dello Zuma qui e a Abu Dhabi c’è Laura Marnich, regina del bere miscelato che ha portato l’Izakaya rivisto in chiave contemporanea tra i World’s 50 Best Bars (17° posto). L’altro indirizzo in lista è il Galaxy (45°), locale stellare sempre con un italiano dietro al bancone, Stefano Gambardella.

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L’Armani/Ristorante tra i primi ad aprire a Dubai.

Giorgio Armani – il pioniere

A Dubai il primo ad arrivare è stato, come spesso gli succede, re Giorgio con il suo Armani/Hotel celebrato a fine ottobre con una sfilata One Night Only per il decimo anniversario. Si sarebbe dovuto festeggiare nel 2020, ma proprio come Expo è slittato di un anno.

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Tra i sei locali aperti a Dubai da Giorgio Armani c’è anche il ristorante indiano Amal.

Alla corte di Re Giorgio ci sono ben sei locali tra cui scegliere, dagli eleganti Armani/Ristorante e Lounge con vista sulla Fontana di Dubai agli esotici Hashi (jap), Amal (indiano) e Kaf, primo indirizzo certificato kosher negli Emirati, senza contare i più informali Mediterraneo e Deli.

Coya Dunai
Il Coya catena di locali peruviani famosa per i cocktail a base di pisco.

Tanta scelta rispecchia la natura multi- etnica della città stato dove in una manciata di chilometri quadrati si può fare il giro del mondo a tavola, proprio come a Manhattan. Dall’Oyster Bar Maine al cinese Shanghai Me, dall’indiano Carnival by Tresind all’altrettanto speziato Coya, catena british di specialità peruviane.

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La sala del ristorante cinese Shanghai Me.

La Cantine du Faubourg

Un bel contributo all’internazionalizzazione della movida di Dubai è arrivato dai fondatori della Cantine du Faubourg, fucina di bien vivre e bon goût parigina che prende il nome dal locale a 105 di rue du Faubourg St. Honoré, appunto. Dal cuore degli Champs-Elysées a Dubai lo charme è solo aumentato.

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L’ingresso del locale La Cantine du Faubourg 105 a Dubai.

Twiggy – la Provenza nel Golfo

A Dubai il trio di soci, Pierre Pirajean, Héléna Paraboschi e Rizwan Kassim, si è trovato talmente bene che ha rilanciato con altri quattro indirizzi, uno più diverso dall’altro, ma tutti sotto la regia dello chef stellato Gilles Bosquet: dal portoghese Lana Lusa a Mimi Kakushi, raffinato giapponese ispirato al Sol Levante anni 20, fino al Twiggy, beach club, anzi cabanne provenzale, che porta lo spirito mediterraneo sulle sponde del Golfo Persico.

Il Beach Club Twiggy in stile provenzale.

Ninive – Pan Arab

Il più esotico dei locali del gruppo è di sicuro Ninive: il nome evoca la mitica città della Mesopotamia dei giardini pensili babilonesi e il menù è un viaggio profumato alla scoperta della cucina araba, tra Nord Africa e Siria, Turchia e Iran, Iraq e Arabia Saudita.

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L’esterno del ristorante Ninive specializzato in cucina araba.

gentleman editoraile aprile 24

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