Real estate gratta e vinci

di Di Claudio Costa - illustrazione di Chris Burke
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Illustrazione di Chris Burke

Un tempo considerati vandali e imbrattatori, i graffitari sono entrati nel mercato dell’arte.

E se si tratta di Bansky, anche in quello del mercato immobiliare… Real estate ad arte. Pochi anni fa, un dipinto di Keith Haring è stato venduto per 5,5 milioni di dollari. Un altro di Jean-Michel Basquiat ha raggiunto i 110 milioni. Nulla di strano per le stratosferiche cifre che circolano nel mercato dell’arte. Se non fosse che negli anni Settanta del secolo scorso tipi come Haring e Basquiat venivano considerati imbrattatori, vandali che di notte vagavano per la Grande Mela per danneggiare con i loro scarabocchi muri di edi ci e vagoni della metropolitana.

Taggers, writers, graffittari odiati da ogni cittadino per bene. Sino a che, nei ruggenti anni Ottanta, qualche critico e gallerista lungimirante d’Oltreoceano cominciò a parlare di street art. Da allora (accanto ai soliti dannati scarabocchiatori-teppisti senza talento), si è sviluppata dovunque, anche in Italia, una generazione di graffitari ben accolta da proprietari di muri ciechi e parzialmente incoraggiata da istituzioni pubbliche. Anche il sinonimo murales, anziché graffiti, ha reso il fenomeno più accettabile. E persino molto desiderabile se l’ex imbrattatore si chiama Bansky. Due anni fa, un graffito di Bansky (bambina che regge una torcia) in Campo San Pantalon a Venezia, ha quadruplicato il valore del palazzo.

Altro graffito (una vecchietta che starnuta), avrebbe fatto lievitare oltre 15 volte il prezzo d’una casupola a Bristol.

La ragione è semplice. Come Basquiat e Haring, questo misterioso artista inglese, che nora ha nascosto la sua identità, ma è rappresentato da grandi gallerie d’arte, ha raggiunto quotazioni vertiginose: un suo dipinto a olio, Devolved Parliament, nel 2019 è stato battuto da Sotheby’s per 11,10 milioni di euro. Certo i suoi «graf ti politicamente graffianti», come qualcuno li ha definiti, non piacciono a tutti. Il critico d’arte del Guardian, Charlie Brooker, ha scritto che i suoi lavori «sembrano incredibilmente intelligenti ai non intelligenti» e che la celeberrima Girl with balloon (un palloncino a forma di cuore) è «sdolcinata come una vecchia stampa vittoriana». Se ne può discutere. Ma oggi l’unico rischio di chi si trova la casa «imbrattata» da un murale di Bansky è che un portinaio solerte e disinformato lo cancelli immediatamente…

gentleman editoraile aprile 24

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