Last trend. Effetto Walden

di Claudio Costa - Illustrazione di Chris Burke

La sostenibile leggerezza dell’archietettura… Dopo le auto, ora tocca agli edifici adeguarsi alle esigenze dell’ecologia. Ed ecco come sfidare l’ambientalismo più integralista conciliando opulenza e decrescita felice.

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Un cottage nella campagna irlandese, magari col tetto di paglia, o una cascina di pietra in quella toscana: edifici davanti ai quali gli ecologisti hard provano un’emozione definibile come sindrome di Walden, l’equivalente della sindrome di Stendhal per gli appassionati d’arte.

La capanna che lo scrittore americano Henry D.Thoreau costruì tutta da solo (descritta nel libro eco-cult Walden, ovvero la vita nei boschi) è l’archetipo ideale per gli amanti e gli studiosi della bioarchitettura, detta anche architettura spontanea (o addirittura «non-pedigreeded» per sottolineare l’assenza della firma di architetti appartenenti alla civiltà contemporanea).

Qualche altro esempio di abitazioni rigorosamente green? Le yurte mongole, le costruzioni in canne palustri dell’Iraq meridionale e, per quanto riguarda l’Italia, i trulli e le grotte di Matera…  Certo, sono i soliti integralismi ecologisti abbinati al rifiuto della modernità e relativo comfort. Ma il problema che agitano è molto serio.

Dopo le auto destinate sempre più alla mobilità elettrica, ora tocca alle case adeguarsi alle mutazioni climatiche e all’emergenza ambientale. Il settore abitativo (dati emersi dall’Accordo sul clima di Parigi) incide per un quinto sui gas serra a livello mondiale.
La dannatissima carbon footprint (impronta di CO² rilasciata nell’atmosfera) non si limita all’energia necessaria per riscaldamento, aria condizionata, illuminazione…
ma, come per tutti gli altri beni e servizi, riguarda l’intero ciclo di vita, dall’estrazione delle materie prime alla demolizione.

Di qui i fanatici green che auspicano il regresso a grotte e capanne. Forse, per conciliare comfort e decrescita felice, assolverebbero un’antica e suntuosa dimora con arredamento d’epoca (che quindi ha già lasciato e smaltito la sua impronta carbonica secoli fa). Basterebbe aggiungere adeguata servitù (energia umana a bassa emissione) con latifondo per rifornimenti a chilometro zero. Insomma, il lusso più ecologico sarebbe tornare a Downton Abbey.

gentleman editoraile aprile 24

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