Look & lock. Le regole della moda

di Luisa Ciuni - Illustrazioni di Chris Burke

Less is more. La moda è etica. Il fatto a mano è sostenibile ed ecologico. A distanza di secoli, la riflessione di Balzac è sempre più vera: comprare meno, comprare meglio, come fanno nobili e reali, è la scelta più oculata.

Che cosa spinge (oltre a una buona dose di snobismo inglese) il principe Carlo a usare una giacca rammendata, un giaccone sportivo con varie toppe multicolori e a mostrare alcune volte vistose bucature nelle suole delle scarpe (cosa successa anche alla regina Elisabetta e ai principi William ed Harry)?

La risposta è che, anche lui, l’erede al trono d’Inghilterra, applica le regole della moda sostenibile. Tutto quello che indossa è costosissimo e fatto a mano. E proprio per questo deve durare una vita, come i completi da uomo che mette, alcuni dei quali sono targati 1969. E che vengono continuamente stirati, rimodernati, adattati, rammendati e, alla fine, mandati in pensione solo se cadono a pezzi oltre l’umana decenza.

I commoner, tuttavia, in quanto comuni mortali non oserebbero mai seguire queste regole, appunto, da principe ma sempre più spesso si piegano alle istanze della moda etica.
Vale a dire «comprare meno, comprare meglio», scegliere tessuti e materiali naturali e duraturi, fogge che non invecchiano con il tempo, preferire l’alto artigianato italiano ad abiti modaioli ma industriali.

Il bello deve essere buono: questa la base della moda sostenibile. E per esserlo non deve devastare il pianeta o affamarne gli abitanti.

Ma facciamo un passo indietro. Negli ultimi vent’anni la produzione di abiti fashion si è allargata fino a sfornare una media impressionante di circa 100 milioni di pezzi all’anno, eseguiti prevalentemente nei paesi in via di sviluppo. Un ritmo insostenibile per l’ecosistema Terra dato che la moda è la seconda industria più inquinante che esista.

In Cina l’improvviso mutare in rosa o in celeste del colore di un fiume indica con certezza la tonalità dei jeans in voga per la stagione successiva.
In Medio Oriente l’odore della concia del pellame inquina olfattivamente intere cittadine. Le eccedenze di merce non assorbite dai mercati occidentali vengono bruciate a cielo aperto in tutta l’Asia devastando la salute di chi ne respira i miasmi, quando non sono abbandonate a marcire al sole, inquinando il suolo.

I lavoratori di intere zone del mondo fabbricano vestiti in voga a prezzi inferiori alle loro necessità di sopravvivenza. La moda sostenibile nasce proprio come riposta a questo stato di cose e vuole rendere le produzioni sane attraverso la tecnologia e l’applicazione di programmi che mirano ad abbassare o addirittura annullare le emanazioni di Co2.

I grandi marchi del lusso, riuniti in gruppi come Kering o Lvmh, o indipendenti come Giorgio Armani o Salvatore Ferragamo, stanno facendo ogni tipo di sforzo per produrre in modo del tutto sostenibile aderendo al programma Detox di Greenpeace o andando oltre con grandi investimenti, come hanno raccontato all’ultimo Milano Fashion Summit.

Di fatto, se le cose andranno come si desidera, sarà proprio la nicchia del lusso a essere prodotta nel modo più etico possibile sia per quanto riguarda l’impatto con l’ambiente, sia per l’entità delle retribuzioni.
Il motivo c’è: potendo gestire tutta la catena della produzione e avendo portato la fattura della merce ad alto valore aggiunto in Italia o in Europa, i brand producono in fabbriche dove si rispetta l’ambiente e dove la tutela dei lavoratori è assicurata dalle leggi di paesi democratici.

Certamente si tratterà di prodotti di nicchia alta, se non altissima, per i quali il consistente importo pagato dall’acquirente significa grande qualità. Cuciture eseguite a mano, stoffe di alto livello, scarpe concepite per durare tutta una vita eseguiranno la transizione da un armadio bulimico a un guardaroba fatto per durare.
Con più relax anche per gli stilisti costretti, fino a prima del Covid, a inseguire un numero svariato di collezioni annuali. Una moda slow, oltre che etica.

gentleman editoraile aprile 24

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