Per conoscere a fondo l’anima di una città niente di più semplice che esplorare i segreti del suo street food. Purché accompagnati da una buona Guida…
A Singapore i discerning traveller ospiti del pentastellato hotel Raffles nonché frequentatori dei tristellati ristoranti Les Amis, Odette e Zén, non si sono mai fatti mancare un’incursione a uno dei molti hawker center (imperdibili quelli di Maxwell road e Tiong Baru) che riuniscono il meglio della cucina da strada sino-indo malese. E la Guida Michelin, meritocratica quanto astuta, ha confermato questa scelta attribuendo una stella al Tai Hwa Pork Noodle, una modesta ma golosissima bancarella di Crawford lane.
Sì, i viaggiatori più acculturati e selettivi lo sanno da sempre: per conoscere il sapore più autentico (reale e non solo metaforico) di una città o di un intero Paese niente di meglio che esplorarne lo street food. Concedendosi qualche sano snobismo: tutti i turisti tornati dalla Finlandia decantano le aurore boreali viste a Ravaniemi, ma pochi possono vantare di aver gustato il miglior kakalukko (pasticcio di pesce e maiale) in un ignoto villaggio della Carelia.
Per quanto riguarda l’Italia è stato il Gambero Rosso a indagare per primo il trend, dieci anni fa, in largo anticipo su una letteratura enogastronomica quasi sempre focalizzata sull’alta cucina. La sua Guida Street Food, arrivata alla settima edizione del 2023, è imperdibile. Mappare il Bel Paese dalla Val d’Aosta alle isole, scovando il meglio di gofri e tegole, pani ca’ meusa e cevapcici, cuoppi e morzeddhu, barbazze e fiadoni, necci e pampanelle, furcinieddi e lestopitta (esempi d’un glossario complesso quanto la ricchezza nazional-regional-popolare) è stata un’impresa titanica e riuscita.
Grazie alla Guida Street Food del Gambero Rosso adesso anche a Firenze i discerning traveller potranno alternare una cena all’Enoteca Pinchiorri con i migliori lampredotti della città. Entrambi sapori e saperi ammirabili, ognuno a suo modo, come da un lato gli Uffizi e, dall’altro, Ponte Vecchio…